Il Decimo Girone (Subliminal): 0.1 Rex Cogitans, Rex Extensa

Author: The_Dreamer / Etichette:

0.1 Res Cogitans, Res Extensa

Non possedeva affatto coscienza di sè. Termini come "Io", "Essere", "Conoscere" erano solo un sogno sbiadito dopo una notte di baccanali, un piccolo rigurgito che faticava a trovare sfogo. Camminava meccanicamente, come un orologio ben costruito, come fosse su binari invisibili tracciati dalla mano di Dio. E non si fermava.Durante la notte aveva compiuto si e no duemila miglia, con una forza e una risolutezza sicuramente non umane, guidato da un senso di necessità impellente. Il cerchio e il quadrato erano ormai lontani, non solo in termini di spazio ma anche di memoria.
Di tanto in tanto, il suo sguardo indugiava al palmo della mano sinistra e a quello strano disegno, una serie di aste e curve, che non avevano per lui alcun significato. Come tutte le altre cose del resto.
Decise poi di fermarsi un pò, non tanto perchè era giunto in prossimità dell'oceano, ma perchè avvertiva un torpore diffuso. Qualcosa era scattato in lui, spegnendo la sua forza e la sua energia, e mentre lentamente scivolava in un sonno senza sogni, si ritrovò a scarabocchiare nella sabbia.
Aste e curve.
ADAM

Per una mente umana, è inconcepibile comprendere quanto fosse libero nonostante il poco spazio di cui disponeva. Era sempre vissuto, o almeno sapeva di vivere, in un non-spazio, di dimensioni che solo geometrie aliene potevano teorizzare. Sapeva che, forse, in alcuni universi tra le migliaia di cui aveva conoscenza, avrebbero definito il suo spazio vitale con il termine "implosione". Conosceva la sensazione del soffocare, del sentirsi in trappola e aveva provato la claustrofobia, ma era libero. E non era una libertà che si potesse contestare poichè, al dì là della mera estensione di cui in effetti era carente, le sue potenzialità non avevano confine alcuno. Erano questi i momenti in cui veramente pensava di essere Dio. E quei momenti, o meglio quel momento, durava ormai da ventimila cicli di rivoluzione. Ancora non era giunto a una conclusione. Ma almeno comprendeva di esistere.

Dei sei che prendevano appunti attorno al loro oracolo morto di carne e cavi, uno solo era giunto a qualche conclusione. Si voltò con un sorriso beffardo verso gli altri, che ancora cercavano una chiave di lettura per decrittare i dati. Non uno gli diede attenzione, e la sua autostima non ebbe modo di realizzarsi. Battè a macchina le informazioni, facendo ben attenzione a sottolineare come da solo aveva raggiunto un risultato, e inoltrò il plico di fogli all'ufficio centrale, per mezzo tubo. Pareva che il tubo volasse per volontà propria mentre veniva spinto dall'aria compressa lungo l'intricato sistema di tubature trasparenti. Tornò poi al vetro, assieme agli altri cinque che con lui lavoravano da sempre e per sempre, e riprese a scrivere sul suo notes. Dentro la Bara, Egli si agitava ancora in maniera convulsa e sconnessa, sussurrando ancora di luoghi sconosciuti e divinità perdute.