Si ricomincia

Author: Jager_Master / Etichette:

Nell'attesa che tutti dopo Carnevale riprendano la penna in mano...vediamo di fare un pò di ordine, dato che il forum nessuno lo usa ed è da un pò che non chiariamo i prossimi lavori.

Dunque:

  1. Yaya la gallina è di Apo e GiAn. Andate avanti senza problemi.
  2. Conrad deve invece trovare un padrone. Chi?
  3. Il racconto di Bovaz/Poeta posso prenderlo io se nessuno mette veto...
  4. Il lavoro di Alan?
  5. Quello di Rob?

Prenotate, prenotate...la pacchia è finita. Si torna a "lavorare!!!"

I consigli di una gallina - Capitolo sei: l’affare ‘della mia vita’

Author: GiAn / Etichette: ,

Da qualche parte, sperduta in mezzo alle campagne esiste una fattoria...Un piccolo animaletto, decisamente bastardo, vile, arrogante e venale vive a spese altrui all’interno della fattoria, sempre indaffarato in mille lavoretti divertenti. Fulgenzio il nome, camaleonte la specie cui apparteneva. Eppure quel difettuccio...niente di grave, forse, ma a lui gli giravano, eh se gli giravano per sta storia!...cazzo piccolo, punto...e basta. Cioè, il suo ragionamento era: il camaleonte è un animale relativamente piccolo, quindi...se non erro...di conseguenza...

Tutto cominciò per caso, una sera di Marzo inoltrato. Girava voce di un pazzo omicida, un certo Mauro, correvano mitologie sulla sua presunta cammellosità ambigua. Ma a Fulgenzio che cazzo glie ne fregava? Passeggiava tranquillo, mimetizzato con la staccionata, e, si, si faceva i cazzi degli altri. Niente di male, solo un poco di sano origliare. Origlia questo, origlia quello, mica l’aveva visto il dottore, tutto impettito, appoggiato al recinto. Lo conosceva di fama – un gran piantagrane – il dottore...Aus doveva chiamarsi, se non sbagliava. Era particolare, il dottore, uno strano personaggio. Si sosteneva a fatica su di un bastone e andava in giro per la fattoria tutto il giorno a distribuire consigli e dritte agli animali.
Da qualche tempo, Fulgenzio aveva notato un espressione perennemente crucciata sul volto del dottore, e più volte si era domandato quale dilemma stesse affliggendo il poverino. Passava intere giornate a guardare Aus, che guardava Yaya, che guardava le sue sigarette consumarsi lentamente, uno sbuffo dopo l’altro.

Fulgenzio “Quellollì c’ha qualche cazzo con la gallina...” – pensava.

Aveva sbattuto contro la sua gamba, quella malata, ed il dottore aveva lanciato un grido di dolore.

Fulgenzio “Ohccazzo, me scusi, me scusi davvero, nun l’aveo vista!”
Aus “E tu chi cazzo mi rappresenteresti?”
Fulgenzio “Il mio nome è Fulgenzio, di professione spia.”
Aus “Ma...hai il cazzo decisamente malato! Guarda quanto è piccolo!”
Fulgenzio “NUN E’ PICCOLO!!! È solo che son’un camaleonte, e i camaleonti sonn’annimali piccoli, quindi...de conseguenza...”
Aus “Animali piccoli i miei coglioni, tu c’hai il cazzo piccolo, punto! Ma io ti posso aiutare...hai detto di essere una spia, giusto?””
Fulgenzio “Esatto...nu picciriddo camaleonte spia.”
Aus “Vieni nel mio studio...io e te faremo grossi affari, vedrai.”

Detto ciò si incamminarono verso lo studio del dottor Aus. Era l’edificio più ben tenuto della fattoria, ma d’altronde, lui era dottore, mica animale come gli altri!; viveva nel lusso, lui.
Entrarono. Un bello studiolo, il lettino, la scrivania, l’armadietto con i medicinali, garze, lacci, cucchiaini, siringhe, cartine, druggia (in un angolino), un topo della squadra narcotici e un paio di testicoli recisi a chissà quale orrida creatura.
Fulgenzio notò una scatoletta, seminascosta da un panno scuro, poggiata ai piedi della scrivania.

Fulgenzio “Apperò! Bellino qui, eh! Senta ma che cazzo ce stà in quella scatola, dottò?”
Aus “Hai del fiuto, mio perspicace amico...quello è l’affare della tua vita!”
Fulgenzio “Mii! L’affare della mia vita c’è?! Eccheccoss’è?”
Aus “Prima discutiamo...dunque, tu sei una spia con il cazzo piccolo...ed io un dottore che ha bisogno di un certo lavoretto...si potrebbe fare uno scambio equo, non trovi?”
Fulgenzio “Maccheccazzo stà a ddì? Nun la seguo, dottò!”
Aus “Sarò più chiaro allora...tu spierai una certa gallina per me, ed io in cambio ti aumenterò le dimensioni del – se così vogliamo chiamarlo, quel brufolo – cazzo.”
Fulgenzio “Davvero dottò? Nun me pija per il culo?...accetto, accetto!”
Aus “Vedi, caro mio, in quella scatola di cui chiedevi prima c’è l’allunga-mazza Mondialcasa, firmato da Mastrota in persona!”
Fulgenzio “A dottò!, nun me vojo allungà ‘l cazzo con na roba su cui ce stà il nome de Mastrota...me fa schifo!”
Aus “Prendere o lasciare...a te la scelta.”
Fulgenzio “Vabbé, vabbé, accetto.”

Ah, quanto è debole la volontà camaleonta. Fulgenzio accettò senza indugiare, anche se poco prima teorizzava fiero sulle conseguenze dell’essere piccoli.
I due lasciarono lo studio. Aus portò Fulgenzio verso il suo obbiettivo, Yaya la gallina saggia, spiegandogli il compito a cui doveva attendere.

Aus “Ti spiego la situazione, mio piccolo amico: quella lì è Yaya, la gallina saggia. Quella stronza se ne va in giro per la fattoria tutto il giorno e dispensare consigli a chiunque glielo chieda, fumando come una turca. Devi spiarla costantemente, scoprire il suo punto debole o coglierla in ‘fallo’. Quando l’avrai scoperto, me lo riferirai e la potrò far cacciare dalla fattoria, finalmente. Quella troia deve smettere di fare la gallina saggia, il più saggio sarò io, e tutti gli animali della fattoria mi rispetteranno e diventerò il capo! Uahuahuahuah!”
Fulgenzio –ammazza, ma sto qua se stà a pija sul serio?! - “...e in cambio de tutto ciò, dottò, me allunga la mazza?”
Aus “Certamente, sarà il mio modo per ripagarti del divertente lavoretto affidatoti.” – picio d’un camaleonte, quando Yaya sarà cacciata dalla fattoria non avrai niente in cambio, sarai anche tu succube del terrore che si instaurerà nella fattoria –
Fulgenzio “Bene dottò! se nun ce stà altro, io vado.”
Aus “Eh? cosa?...ah, si certo, certo, vai pure.”

Fulgenzio si allontanò, mimetizzandosi fra l’erba, e si avvicinò con cautela a Yaya la gallina. Ma non era il giorno buono per lui, no. Seguitò a spiarla per tre o quattro giorni, quando arrivò la sera propizia. Yaya la gallina si stava appartando e bofonchiava nervosamente qualche cosa riguardo alle sigarette. Il giorno prima, il cammello omicida era riuscito a far vietare le Camel, le sigarette preferite di Yaya, e non le era ancora passata l’incazzatura. Camminava sola nella sera fresca. L’erba era alta, non era ancora stata tagliata, e per Fulgenzio – che fortuna - divenne più facile seguirla. La gallina saggia fumava guardando l’orizzonte, immersa in chissà quali pensieri, quando si avvicinò Remo l’orso, con un’aria decisamente afflitta. Fulgenzio si fece un po’ più vicino per ascoltare cosa dicessero.

Orso "Groaaar"
Yaya "Senti...non mi rompere il cazzo...c'ho le palle girate..."
Orso "No,vabbè...è il mio verso..."
Yaya "E che cazzo vuoi che ti risponda?...Coccodè?"
Orso "..."
Yaya "Vuoi che ti sforni un uovo? Lo vuoi alla coque? VAFFANCULO!!!"
Orso "No...scusa...cioè...volevo fare due parole..."
Yaya "Fatto...ora muori"
Orso "No...ascolta per me è importante..."

La conversazione andò avanti ancora per un buon quarto d’ora, durante il quale venne fuori che Remo l’orso si sentiva gay, innamorato di Marto il cavallo.
Ma non fu questo a colpirlo, - un’orso gay, vabbé non è la fine del mondo – quanto le ultime parole di Yaya:

Yaya "Senti...sei gay...impiccati per le palle...mò torno a casa che non voglio perdermi ‘Al posto tuo’ su Raidue..."

Fulgenzio capì di avere tra le mani il materiale che Aus desiderava. Quell’orso era alquanto stupido, Fulgenzio lo sapeva, e avrebbe probabilmente preso alla lettera le parole della gallina saggia. Aspettò che Remo e Yaya lasciassero la scena e subito si fiondò a raccontare tutto al dottor Aus.
Aus, mica uno scemo, aveva gia intuito il da farsi quando ancora il camaleonte non aveva finito di raccontargli l’accaduto.

Aus “Quell’orso è un’imbecille, sicuramente andrà ad impiccarsi per le palle. Questa situazione può giocare a mio favore. Parlerò con Remo e lo convincerò con una scusa a recarsi al cimitero delle mietitrebbia, da quel posto non uscirà vivo. Poi spargerò in giro la voce che l’orso è scomparso, la porcella mi sarà utile in questo...e al momento giusto, farò cadere la colpa addosso alla gallina troia! UAHUAHUAHUAH! E’ un piano geniale! Quella puttanaccia non si tirerà indietro per cercare Remo, e perirà anch’ella nel cimitero! Ed io diventerò il signore supremo incontrastato puro sereno illibato beato senza peccato leccato riverito spalmato abbronzato lucidato decisamente bello della fattoria! UAHUAH!”
Fulgenzio – ammazza, io pensavo de esse bastardo, ma sto qua è proprio stronzo! – “A dottò, parliamo de ricompensa?”
Aus “Un momento, il tuo lavoro non è terminato. Dovrai seguire a distanza la gallina nel suo viaggio verso la morte, ed assicurarti che muoia per davvero.........”

Auguri...

Author: Apo / Etichette:

Siamo tutti in pausa Carnevaleeeeeee......

sull'arroganza del macinapepe...

Author: la zuppa / Etichette:

mi presento... mi chiamo edo e questo è il mio primo giorno in rete (rutto). Ho preparato dei festoni colorati e gonfiato una decina di palloncini, per l'occasione. Come dite? Niente? Ah, niente... bene... Questa è la mia festa, credo (mi prude il naso). Qualuno mi potrebbe aiutare a scavare un buco nel naso? (mi sanguina il naso). Allora? Nessuno mi dice niente? Bene... Cos'è che si fa? si comunica? Bene... Mi è caduto il naso, aiutatemi per favore. Comunicare è bello.

Fatto!

Author: Poet /

Ecco il link per il forum dei Blogorroici.
Al momento è tutto in cantiere e ci sono degli aggiustamenti da fare, in ogni caso, se avessimo mai bisogno di uno spazio per organizzare tutto il blog ci possiamo trasferire. Attualmente lo si può utilizzare come forum di gestione per il blog.

http://blogorroici.forumfree.net/

I consigli di una gallina - Capitolo cinque: La lunga strada del ritorno

Author: Apo / Etichette: ,

Yaya si alzo di scatto e corse dentro il cimitero più veloce che poteva....in breve arrivò al cospetto del Mietitrebbietor 4500....i suoi occhi si riempirono di paura, quella macchina era la cosa più gigantesca che avesse mai visto, la targa era deformata e sembrava una disgustosa bocca con un ghigno deforme, le ruote erano state sostituite con dei cingoli e la parte superiore era stata potenziata con una miriade di punte e lame...
Yaya "Chi può averla costruita?"
Mauro "Eccheccazzo ne so?..."

In quel momento la macchina si alzo in piedi, come fosse un umano, e prese ad attaccarli...

Yaya "Ma sta troia....puttana se è veloce..."
disse, mentre senza neanche che lei se ne accorgesse la macchina le graffiava un'ala...
Yaya "Cazzo...troia..."
Mauro "Occhio Yaya...quelle lame sono pericolosissime..."
Yaya "VAFFANCULO...CHE CONSIGLIO DEL CAZZO!!! E' OVVIO CHE SONO PERICOLOSE"
Mauro "Stai calma e pensa a schivare..."

I due continuarono a schivare i colpi del nemico, senza neanche rendersi conto che il nemico li stava spingendo in una precisa direzione.....

Mauro "Puttana troia, i miei colpi non gli fanno un cazzo..."
Yaya "Vedo..."
Mauro "Non sarebbe il caso di provare la tua arma segreta?"
Yaya "No."
Mauro "Come no?"
Yaya "Fatti i cazzi tuoi stronzo...ho detto no..."
Mauro "Ma..."
Yaya "Userò i Miracle Blade"
E sguainò dal ceppo la mannaia per sminuzzare....saltò e colpì il Mietitrebbietor in pieno, ma nonostante la sfera di controllo Acugrip del coltello aiuto a centrare perfettamente il peso della mano sul coltello e quindi a sferrare colpi incredibili, la macchina respinse Yaya, che cadde a terra...
Mauro "YAYA!!!"
Yaya "Cazzo non funziona neanche questo..."
Yaya si rialzò, ma non riusciva a muoversi...si guardò intorno e capì...le sabbie mobili vomitose...il mostro li aveva fatti arretrare fin lì...
Yaya "MA PORCA TROIA!!!! CI SONO CASCATA DA STRONZA...OCCHIO MAURO!!!"
Mauro "Mi spiace...anche io...cazzo..."
Il Mietitrebbietor rallentò e li guardò un attimo....le sue lame iniziarono a ruotare più velocemente e si avvicinarono a Yaya e Mauro...
I due animali non sapevano che fare...chiusero gli occhi...
Le lame si facevano vicine, vicine...sempre più vicine...
Era una questione di centimetri...il corpo di Yaya stava per essere sminuzzato quando....
........
...
Yaya "Si è fermato???Uuahuahauah stronzo...suca!!!!!"
Mauro "Deve aver finito la batteria....che picio..."
Yaya si tirò fuori dalle sabbie mobili vomitose con l'aiuto di Mauro e prese ad insultare la macchina.
Yaya "Stronzo, fottuto bastardo tecnologico...col cazzo che ci sconfiggi....siamo invincibili noi"
E con i coltelli Miracle Blade recise tutti i cavi che permettevano al Mietitrebbietor 4500 di muoversi.
Yaya "Così...col cazzo che ti muovi...STRONZO!!!"
Yaya "Dai Mauro...andiamo" Mauro aveva il fiatone...aveva appena finito di farsi una pippa e sembrava sconvolto....
Yaya "Mamma mia che mezza sega...una pippa e ti riduci così? A terra senza fiato....non dici una parola...eccheccazzo"
Mauro "No...la pippa non c'entra...penso di aver capito da dove proviene il Mietitrebbietor...seguimi"
E Mauro prese a correre seguito da Yaya...procedeva veloce e sicuro, sembrava che sapesse precisamente dove andare....
Poi...di colpo...si fermò...
Yaya "Dove cazzo mi hai portata? Non c'è un cazzo qua....Ho capito...non ti è bastata la pippa e vuoi violentarmi....ma io ti sgozzo se ci provi..."
Mauro "No Yaya...qua una volta c'era il villaggio della foglia...e da qui proviene un nemico con cui mi sono scontrato prima....magari lui sa dirci chi ha costruito il Mietitrebbietor..."
Proseguirono in silenzio fino a che non sentirono delle urla....
**** "AHHHH aiutoooo!!!"
I due corserò fino a vedere un ombra muoversi tra la fitta nebbia...Non sapevano cosa fosse...ma si muoveva in modo animalesco emettendo rumori terribili...e stava torturando un altro essere....
Di colpo i due rimasero immobili...di fronte a loro era rotolata una testa....
Mauro "Hanzo..."
Hanzo "Fate attenzione...è...è un mostro......"
Mauro "Cosa ti successo? E' un altro Mietitrebbietor? Come lo possiamo fermare? Chi l'ha costruito?"
Hanzo "E' stato...è stato...", ma Hanzo morì prima di terminare la frase...
Mauro "Eri un essere rispettabile e un ninja onesto ti farò seppellire in un luogo adatto..."
Yaya "Vai in mona coglione...pensa a pararti il culo....che quello la ci sbrana."
Si avvicinaro alla creatura terrorizzati... quando di colpo capirono....
Yaya "Remo!!! REEEEMO!!! Cazzo...finalmenti ti abbiamo trovato....torna a casa"
Ma Remo non era più lui...con un solo colpo atterrò Yaya che rimase a terra intontita...
Intervenne Mauro, che distrasse l'orso con i suoi shuriken e prese a farsi inseguire.
L'orso procedeva con una furia e una rabbia mai viste...gli occhi iniettati di sangue...gli artigli affilati pronti a uccidere...ma Mauro era più veloce....e nel frattempo scappava...poi si fermò su una pietra...l'orso fece per colpirlo...ma....non poteva avanzare...Mauro l'aveva portato nelle sabbie mobili...il cammello sorrise...ma l'orso gli piantò un unghiata in faccia...
Yaya "Ma allora sei scemo....ma come cazzo si fa?..."
Mauro "In culo...chemmale...ho sbagliato i calcoli...pensavo che non ci arrivasse..."
Yaya "Uuahauhauah che testa di cazzo..."
Mauro saltò vicino a Yaya...
Mauro "Che cazzo gli facciamo ora..."
Yaya "Non preoccuparti... credo di aver capito..." prese il coltello per sfilettare il filetto e lo usò come un boomerang per strappare all'orso un sacchetto che teneva legato alla cintura...poi con una corda di Mauro recuperarono lo strano sacchetto...
Mauro "Ma questa è..."
Yaya "Si...è ruggine di mietitrebbia...se la tieni tu che sei maschio diventi più forte...ma se a tenerla con se è un maschio gay le conseguenze sono quelle che hai visto..."
Nel frattempo Remo era svenuto...i due lo tirarono fuori dalle sabbie mobili e Yaya si sedette per una sigaretta...
Yaya "Bene possiamo tornare a casa...se vuoi puoi tenerti la ruggine, sennò la tengo io anche se non mi serve..."
Mauro "No...i veri ninja fanno affidamento solo sulle loro capacità..."
Yaya "Che marea di cazzate...andiamo va..."
Mauro "Si, ma... Fulgenzio?"
Yaya "Quel cazzo corto è scappato mimetizzandosi...mi ha fottuto lo stronzo..."
Mauro "Sarà un casino trovare la strada attraverso le paludi....puttana troia che casino"

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Nel frattempo Fulgenzio era corso indietro al villaggio e aveva riferito tutto al dottor Aus
Aus "Bravo...proprio un ottimo lavoro...in breve potremmo conquistare la fattoria...e poi..il mondo"
Fulgenzio "Non credo che quei due riusciranno a sconfiggere François, e se ci riuscissero non potrebbero trovare la strada per tornare qua..."
Aus "Bene, a quest'ora saranno già morti...vieni andiamo al cimitero a prendere il Mietitrebbietor...con lui conquisteremo la fattoria..."
E così i due partirono...

Intanto Yaya, Mauro e Remo (che dormiva) si erano persi...
Yaya "Ahhh...stronzo di un cazzo corto, se lo prendo gli taglio quel brufolo che ha al posto della minchia...dove cazz siamo finiti?"
Mauro "Calma Yaya...non è il mom..."
Yaya "Calma tua madre!!! Siamo nella merda fino al collo...Fermiamoci che fumo..."
Mauro rimase in silenzio, mentre Yaya fumava la sua sigaretta...era tutto assorto nei suoi pensieri quando...un rumore....
I due si guardarono e capirono...rimasero immobili....nella nebbia....di colpo davanti loro si parò una figura terribile....
????? "UHHHHHHHH Sono il lupo cattivo!!!!! Ora soffierò sulla tua casetta e la tirero giù...."
Yaya "Hai sbagliato storia..."
Lupo "Scusa?..."
Yaya "Hai sbagliato storia lurido stronzo...devi fare una cosa nella vita e non sai farla...coglione...e piantala di correre dietro ai maiali..che l'ultimo ha la casa di mattoni e ti fotte...COGLIONE!!!"
Lupo "Ma...io..."
Yaya "Ma io un cazzo...fila nella tua storia...VIA!!!! STRONZO!!! O ti taglio i coglioni!!!"
Il lupo scappo via terrorizzato e Yaya potè finalmente godersi la sua sigaretta...
I due si prapararono a ripartire....quando..un altro rumore li sorprese....non sembrava il rumore di un essere grosso...piuttosto quello di un gruppo di esseri...poi il rumore si fece più chiaro...
***** "Ehiho Ehiho....andiamo a lavorar..."
Yaya "Nooooo...andate a fare in culooooooo"
Urlò Yaya saltando davanti ai sette nani, che si guardarono straniti....
Eolo "Che..."
Cucciolo "...Cazzo..."
Mammolo "...Vuoi..."
Pisolo "...Da..."
Gongolo "...Noi..."
Dotto "...Lurida..."
Brontolo "....PUTTANA???"
Yaya "Voglio che ve ne torniate alla vostra cazzo di storia per poppanti e scappiate via dalla mia....e poi come cazzo vi permettete di venire nella MIA storia a darmi della puttana??? Non siete altro che 7 sette stronzi alti un metro e dieci, con la barba, che vi inculate usando picconi tutto il giorno..."
I nani si guardarono un po' tra di loro....
Eolo "Succhiaci..."
Pisolo "...Il..."
Dotto "...Membro..."
Gongolo "...Vecchia..."
Mammolo "...Gallina..."
Cucciolo "...Spennata!!!"
E corsero via ridendo....
"PUTTANA!!!" aggiunse Brontolo piantandole una picconata sulla zampa.
Yaya "AHHHH....Cazzo di nani bastardi......ma io ...TIFO PER LA STREGA...ANDATE A FARE IN CULO!!!"...urlò mentre i nani si allontanavano....
Yaya si fasciò il piede con una benda....poi disse a Mauro..
Yaya "Bisogna fare qualcosa perchè la gente la smetta di invadere la nostra storia..."
Mauro "Già..." rispose, sgranocchiando quello che sembrava un femore umano...
Yaya "Ma cosa? cazzo...."
Mauro "Non pensarci più....magari non arriva più nessuno..." e si pulì la bocca con un mantello rosso....

Dopo la pausa il due ripartirono, sempre trascinandosi dietro l'orso svenuto...ma dopo pochi minuti...ecco un altro rumore...
Yaya "Ecco...chi sarà lo stronzo che arriva ora?"
I due si avvicinaro ad un cespuglio...quando sulla strada principale videro passare Aus e Fulgenzio....
Yaya "Figli di puttana...pensavate di averci fottuto...ora vi inculiamo noi...."disse sottovoce la gallina.
Mauro "E tu che cazzo usi?...sei femmina..." disse per fare il simpatico...
Yaya "Cosa pensi che sia la mia arma segreta?"
Mauro la guardò senza dire nulla, con la faccia dubbiosa...
Yaya "E' un dildo di 45 cm di lunghezza per 12 di diametro....lo uso nei periodi di astinenza, ma è utile anche come arma..."
Mauro deglutì spaventato...
Yaya "Apriamogli il culo..."
E i due saltarono sulla strada principale pronti ad aggredire i due nemici...
Yaya "Ciao lurido figlio di puttana, ciao cazzo corto.....pensavate di averci fottuto eh? Ma ora ve ne pentirete..."
E saltarono entrambi verso il nemico...pieni di rabbia e vogliosi di vendetta...

I consigli di una gallina – Capitolo quattro: Nella merda fino al collo ovvero chi è veramente il dottor Aus?

Author: GiAn / Etichette: ,

Camminarono in silenzio, finché giunsero alla palude con la puzza di merda e le sabbie mobili vomitose. L’odore era acido e decisamente nauseabondo, e il pantano era di un dolce color caghetta.

Yaya "Evvabbé ma che schifo, cazzo!”
Mauro "Te l’avevo detto che la nebbia non era poi così male. Siamo all’entrata delle paludi. Tu, brutto pezzo di merda di una spia, sai veramente guidarci attraverso il pantano?”
Fulgenzio “Certo, conosco questa palude come le mie tasche...” – la vostra tomba sarà, idioti – “...ad un vostro cenno, inizierò a fà strada...” – il dottò starà soddisfatto del mio lavoro.
Yaya "Toglimi una curiosità, camaleonte, come mai conosci talmente bene questi luoghi remoti?”

Fulgenzio non rispose, e si incamminò attraverso l’acquitrino olezzoso. Mauro e Yaya si lanciarono un’occhiata d’intesa, restando in guardia per eventuali gesti avventati della loro guida.
Camminarono per circa un ora, e giunsero ai cancelli del cimitero delle mietitrebbia.

Fulgenzio “Eccoce arrivati, visto...diffidenti del cazzo che nun siete altro...”

Yaya estrasse prontamente una lama Miracle Blade III serie perfetta, quella per sfilettare il filetto.

Yaya "Modera i termini brutto pezzo di un ricchione, o con questo coltello ti ci taglio il filetto!”
Fulgenzio “Scusa scusa scusa scusame! Cedo alla violenza!”
Mauro "Calmatevi voi due, non è questo il momento di discutere! Dobbiamo elaborare un piano per entrare evitando le lucertole samurai!”
Yaya "Non cagarmi il cazzo o taglio il filetto anche a te, capito!”
Mauro "BASTA!!! Tu, finocchietto, tu che ce l’hai piccolo, siediti li e non muoverti. Tu, Yaya, controlla che non si allontani! Io vado dentro in ricognizione.”
Yaya "Perché devi fare te la parte del figo e andare in ricognizione da solo?!”
Mauro "Perché quando scrive Apo la tamarra sei tu, mentre quando scrive Gian la scena è mia...non rompere il cazzo.”
Yaya "Ma vai in mona...”

Mauro si avvicinò lentamente ed in silenzio ai cancelli per dare un’occhiata all’interno del cimitero. Nebbia, fuochi sparsi qua e là e tanta puzza di merda. Si addentrò, scivolando di ombra in ombra, in modo impercettibile.

Mauro "Non saranno quattro lucertole a spaventarmi...”

Imponenti, i mietitrebbia se ne stavano immobili, arrugginiti e logorati dal tempo. Non sembravano più quelle maestose macchine agricole di una volta, gloria di ogni contadino, bensì innumerevoli mostri meccanici pronti ad attaccare da un momento all’altro. Un filo di paura scorreva nelle vene di Mauro, ma la sua tempra di ninja sapeva resistere a cose ben peggiori. Ombra dopo ombra, giunse ad uno spiazzo circondato da alte mura in pietra. Uscì allo scoperto e si diresse in centro a questo. Un rumore lo fece sussultare e girare di scatto.

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Fulgenzio – per fortuna quel picio d'un cammello senn'è andato addentro da solo...se se dividono hanno meno possibilità ancora de sopravvivere...tutto procede nel mijore dei modi...a Mauro ce penserà François, senza troppi probblemi...ma io devo trovà 'l modo de scappà da questa troia qua...-
Yaya “A che cazzo stai pensando, badola?!”
Fulgenzio “A niente sto a pensà!...”
Yaya “Che c’è?, ti sei arrabbiato per la storia del filetto? Ma tanto ce l’hai piccolo, non lo userai mai!”
Fulgenzio (rosso in muso dall’imbarazzo) “NUN E’ VERO! Fra i camaleonti, io sono uno dei più dotati in quel senso!”
Yaya “Con quella robina li? Ma fammi il piacere! Ce l’hai piccolo, punto e basta!”
Fulgenzio – uffa! – “Il tuo amico è unno stolto ad avventurarse da solo nel cimitero.”
Yaya “Non portare sfiga stronzo! E poi Mauro è uno in gamba, non si arrende troppo facilmente...”
Fulgenzio – devo trovà un diversivo, distrarla 'n qualche maniera per potè scappà – “Guarda laggiù! nu pacchetto de Camel!”
Yaya “Cosa?...Dove?”
Fulgenzio – ORA! –

Fulgenzio il camaleonte scomparve, mimetizzandosi con il pantano.

Yaya “Ma che cazzo?...brutto figlio di troia, dove sei finito? Scappi finocchio, scappi?! Ma si, torna a casa dalla mammina, tanto ce l’hai piccolo!...e adesso che faccio qui da sola?

Il camaleonte strisciò piano piano dietro ad una roccia, e poi si allontanò indisturbato, correndo in direzione della fattoria.

Fulgenzio “Devo subito riferì le bbuone nuove al dottò.”

Poi, tornato il silenzio, Yaya si sedette per fumare una sigaretta, quando senti un urlo provenire da dentro il cimitero.

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Saranno state dieci, forse dodici lucertole samurai. Sbucavano da ovunque, dai buchi del terreno, dai buchi nelle mura, dai buchi delle mietitrebbia, dai buchi degli alberi, dai buchi del culo. Mauro fu presto circondato. Le fissò impassibile e determinato per qualche istante, poi loro,tutte insieme, lo attaccarono. Una lucertola a destra, un’altra gli balzò alle spalle, le altre sfoderarono le spade e caricarono. Side kick laterale. Salto mortale all’indietro carpiato in carpione uso capione mi prude un coglione me lo gratto con il bastone e colpo in pieno volto. Mauro cominciò la sua battaglia contro le temibili lucertole samurai.

Mauro “Vi immaginavo più forti, troie puttane!”
Lucertole “YAIIIIIIIIIIIIIAH!!
Mauro “Siete troppo lente! Ah ah!” – ora basta, mi hanno stufato - .

Mauro il cammello sfoderò la katana e da quel momento furono cazzi amari per le lucertole...in pochi istanti ridotte a brandelli.

Lucertole “VIAVIAVIAVIAVIAVIAVIAVIAVIAVIA!”

**** “Tu devi essere Mauro...il dottor Aus mi aveva detto che saresti arrivato, insieme ad una gallina...”

Una lucertola dalle dimensioni decisamente maggiori per gli standard della sua specie comparve, sopra al muro di fronte a Mauro.

Mauro “...chi sei tu? Non sei un samurai...sei un ninja...porti lo stemma del villaggio della foglia...chi sei?!”
**** “Il mio nome è Hattori Hanzo, ma sono conosciuto in tutto il mondo come ‘François’...ti trovo solo...la tua amica dov’è?”
Mauro “Yaya? Mi sta aspettando fuori...sono entrato da solo, in ricognizione. E così ho davanti ai miei occhi il famoso Hanzo, il ninja dalle pigreco quarti vite...sarà uno scontro emozionante...mi spiace solo che dovrò ucciderti.”
Hattori ‘François’ Hanzo “Tu uccidere me? Per essere un ninja, mi sembri un po’ troppo presuntuoso, sai...e poi che animale sei? Sembri un cammello, ma hai due gobbe...cosa sei, un cammello transgenico forse?”
Mauro – ancora con sta storia pure questo! – “RIMANGIATI SUBITO TUTTO QUELLO CHE HAI DETTO, BRUTTO FIGLIO DI UNA LUCERTOLA IN CALORE! TI FARO’ PENTIRE DI AVER DERISO LE GOBBE DI NOI CAMMELLI!”
Hattori ‘François’ Hanzo “Sto tremando di paura...oddio arriva il cammello con due gobbe...come farò adesso? Avanti, ti sto aspettando coglione!”
Mauro “Te ne pentirai! AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! SUPER SAYAN DI PRIMO LIVELLO!”

Un lampo di luce. La folta chioma di Mauro divenne improvvisamente dorata, e una intensa aura di energia lo circondò.

Hattori ‘François’ Hanzo “Cosa sono quei capelli biondi, eh? Sembri una fighetta così! Non mi spaventerai di certo cambiando tinta ai capelli! UOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOVAH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! SUPER SAYAN DI SECONDO LIVELLO!”
Mauro – dannazione si trasforma anche lui in super sayan! – “Tutto qui ciò che sai fare? Guarda e impara, pezzente! MMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMAOTSETUNG!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! SUPER SAYAN DI TERZO LIVELLO!”
Hattori ‘François’ Hanzo “Non pensare di cavartela così, capito?! Siamo solo agli inizi! GAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAULOISE! ----- GAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAULOISESIAE!! ----- GAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAULOISESIAEMAXPEZZALIALE’!!! ----- PERCHE’ NON RIESCO A TRASFORMARMI, CAZZO?!?!?!”
Mauro “Te lo dico io perché, perché sei un coglione! Non esiste il quarto livello di super sayan! E siccome voi del villaggio della foglia siete specializzati nelle trasformazioni pari, non puoi raggiungere il terzo livello! AhAhAh! La vittoria è nelle mie mani!
Hattori ‘François’ Hanzo “NO! ASPETTA! Io sono stanco.”
Mauro “Sono stanco anche io...va bé chiudiamola qui va...tornatene da dove sei venuto e non farti più rivedere!” - chissa come faceva a conoscere il dottor Aus... - .

Hattori ‘François’ Hanzo si dileguò nell’oscurità e scomparve. Mauro era sfinito. Le trasformazioni gli servivano solo per spaventare gli avversari, non era assolutamente in grado di combattere da super sayan, perché sprecava tutte le sue energie per trasformarsi. Spossato dallo sforzo immane, si sdraiò a terra per riprendere fiato. Ma non passarono due minuti che un ombra cominciò ad allungarsi immensa davanti ai suoi occhi. Qualcosa di enorme si stava muovendo verso di lui. Sentì poi la terra tremare come sotto i passi di un gigante. Si voltò e inorridì alla vista di ciò che si stava risvegliando. ‘MIETITREBBIETOR 4500 P=V*I*t quando t con zero è nullo’, il più spaventoso e immenso macchinario del cimitero, capo supremo di tutti i mietitrebbia morti della palude, si stava lentamente avvicinando a Mauro.

Mauro “YAYA!!!!!!!”

Capitolo 5: Il profumo del Silenzio

Author: Matteo Piovanelli / Etichette: ,

Seduto sulla polvere fuori dalla baracca dove avrebbero dormito, Dimitri stava pulendo Dalia. Rifletteva su una piccola modifica da fare al caricatore, in maniera da renderne il funzionamento più fluido.

Perso coi pensieri nel suo fucile, guardava distratto i VDV di scorta del Generale Korazoj, imponente nella sua ATC. Guardava le loro armi, rassicurando sottovoce Dalia sul fatto che i loro accessori tecnologici non le rendevano meglio di lei.

Il Generale stava parlando. Al solito era un discorso pieno di frozoli, detto col tono di uno che sa di essere immensamente superiore alle persone che ha davanti. Dimitri non gli prestava molta attenzione.

Ci fu una pausa, che il cecchino prese per una pausa ad effetto del discorso. Non era solo quello.
Mentre la figurava del Sika appariva come per magia dal nulla, il tempo per Dimitri si fermò, come quando stava per premere il grilletto. Ma questa volta con lui non c'era Dalia c'erano solo lui e il Sika, quell'espressione così perfetta del Silenzio, come lui poteva soltanto aspirare a diventare.

Una parte di lui registrò l'eccezionalità di quell'uniforme fotomimetica, ma la maggior parte del suo essere stava osservando il modo in cui l'assassino si muoveva, con una grazia terribile, senza sprecare neppure il più impercettibile movimento. La polvere sotto i suoi stivali era immobile: neppure un granello si alzava da terra intorno ai suoi passi.

La sua divisa ora era nera, e assorbiva ogni luce come petrolio sul mare. Le ampie lenti che gli coprivano gli occhi sembravano gli occhi di un qualche insetto, mostruosi eppure ipnotici.

Quando il Sika si battè il pugno sul petto, nel tipico gesto di saluto del suo corpo, quei battiti divennero il ritmo inseguito dal cuore di Dimitri, che ancora non riusciva a distogliere lo sguardo da quell'immagine così splendida di morte, mentre ogni altra cosa era solo un panorama sfocato.

Se il cecchino ancora stava respirando, smise quando l'assassino estrasse la sua pistola e con un unico fluido movimento produsse tre tonfi, attuttiti dal silenziatore, ma che risuonarono a lungo nella mente di Dimitri, fino a che l'ufficiale non fu terra con un tonfo più forte e sordo.

Un'eternità prima che la polvere si riposasse, il Sika aveva già riposto la sua arma nella fondina, e si era riportato sull'attenti davanti al generale.

Mentre gli ufficiali si disperdevano l'incanto si spezzò, e Dimitri fu di nuovo in sé, abbracciato a Dalia, seduto sulla polvere fuori dalla baracca.
Riflettendo, non riuscì a capacitarsi del movimento dell'assassino, di come aveva estratto l'arma e sparato, e con che precisione, e di come poi era ritornato sullìattenti, come riavvolgendo il nastro delle sue azioni.

Il Caporale Ciolkovskij si fermò un po' più degli altri ufficiali al centro del piazzale. Sembrava che il Generale avesse qualcosa di particolare da dirgli.
Un attimo dopo si stava dirigendo verso la baracca, con un'espressione indecifrabile dipinta in volto.
Dentro Ivan stava probabilmente per iniziare a lamentarsi per la fame, in una pantomima che proponeva ogni giorno, da quel che aveva avuto modo di vedere il cecchino.

“Dimitri” disse Sergej, “Chiama gli altri, e digli che si sbrighino.”
“Sissignore” in fretta, puntellandosi sul calcio del fucile, Dimitri si alzò in piedi, badando bene a far fare rumore a qualche articolazione, come si era allenato a fare per dare un dettaglio in più alla maschera che era il Dimitri che tutti conoscevano.
Fatto un passo nell'edificio chiamò a gran voce i suoi compagni: “Ivan. Yuri. Nikolaj. Uscite che il caporale ha bisogno di noi.”
“Ma è ora di pranzo.” Ivan.

Quando furono tutti fuori, allineati disordinatamente (Yuri si stava radendo quando era stato chiamato, ed ora stava gelando con addosso solo una maglietta) davanti a Sergej, questi li guardò serio: in cosa stavano per cacciarsi?
“Siamo stati invitati a mangiare alla mensa del generale.”
Ivan non seppe trattenere un moto di gioia, bloccato sul nascere dall'espressione del caporale e da uno sbuffo di disapprovazione di Nikolaj. Questi prese al parola, intuendo la preoccupazione del superiore. “E in che cosa questo non è un bene, signore?”
“Magari vogliono darmi un premio per averti salvato la vita, caporale” Dimitri. La sua personalità maschera che cercava di sdrammatizzare.
“Spero che tu abbia ragione Dimitri. Ora avete cinque minuti per farvi trovare pronti” occhiata allo stato di Yuri “al centro del piazzale. Andate.”

Dopo un rapido saluto i quattro rientrarono nella baracca. Dimitri era già pronto e doveva solo posare Dalia, perchè non si potevano portare armi a tavola. Questa era una cosa che il cecchino non aveva mai capito: se l'accampamento fosse stato attaccato durante i pasti, più di metà della guarnigione sarebbe stata inerme.

Al centro del piazzale, Dimitri cercò di portarsi pressappoco dove era stato il Sika, cercando, inutilmente, di scovarne una traccia, qualcosa. Ma dentro di sé sospettava che anche se gli ufficiali, quando il Generale aveva dato il rompete le righe, non si fossero dispersi calpestando e smuovendo la polvere, non avrebbe trovato nulla.

Dopo un paio di minuti arrivarono anche gli altri. Per primo il caporale, che lo salutò con un cenno del capo, ancora perso in preoccupanti pensieri. Poi tutti gli altri, che si mostravano più spensierati. Ivan fantasticava già sulle leccornie che gli avrebbero servito. Nikolaj era un po' più serio, e squadrava dubbioso Sergej. Yuri aveva finito di sbarbarsi e si era vestito. Naturalmente era riuscito a tagliarsi, ma la medicazione sotto il mento era quasi invisibile.

Giudicando i suoi uomini con un rapido sguardo, e trovandoli presentabili quanto lo si poteva essere in quelle condizioni, il caporale Ciolkovskij li condusse attraverso l'accampamento fino alla mensa ufficiali. Superato il picchetto di guardia, i cinque attraversarono tutto il refettorio, ovviamente più piccolo di quello riservato ai soldati comuni, ma meno chiassoso.
Arrivarono fino ad una porta, a custodia della quale c'erano due VDV, colossali nei loro esoscheletri. Uno piegò leggermente la testa di lato, evidentemente per ascoltare un comunicazione alla radio, e poi fece entrare il gruppo.

Altri VDV, armi in pugno, erano schierati lungo le pareti, interrotte solo da un'altra porta che dava direttamente sulle cucine. Al centro della stanza un tavolo apparecchiato per sei. Seduto al capo più lontano dalla porta c'era il Generale, che sorrise ai nuovi arrivati con uno sguardo privo di significati, o con così tanti significati nascosti da essere inintelleggibile. Alle sue spalle altri due VDV, all'apparenza meno minacciosi dei loro colleghi, ma in realtà racchiusi dentro un modello più avanzato di armatura.

“Benvenuti, cari compagni, sedetevi, accomodatevi.” Il generale parlava in privato con lo stesso tono che usava per le folle, anche se Dimitri dubitava che classificasse questa situazione come privato.
Dei VDV si staccarono dalle pareti e guidarono gli ospiti verso i loro posti, che erano evidentemente stati stabiliti in precedenza. Sergej alla destra del generale, e poi sullo stesso lato Yuri e Ivan. Davanti a questi due furono fatti accomodare Dimitri e Nikolaj. In questo modo alla sinistra di Andrej c'era spazio per un'altra persona, benchè quel posto non fosse apparecchiato.
Dimitri ebbe modo di notare che nessuno si sedette al capotavola opposto al generale.

Tutti erano silenziosi. L'unico che non dava a vedere di essere a disagio era il Generale, che anzi pareva godere dello stato degli altri.
Dimitri era combattuto: ci si aspettava che lui fosse il Dimitri che mostrava in genere, oppure il Dimitri cecchino? Il risultato del suo tumulto interiore gli donava un'espressione simile a quella dei suoi compagni.

Dopo qualche eccessivo istante di silenzio, Andrej riprese la parola.
“Sono felice che abbiate accettato il mio invito.”
Gli altri seppero nell'istante in cui pensavano un commento caustico alla parola invito che anche i loro compagni avevano avuto lo stesso pensiero.
Il Generale proseguì.
“A volte è un po' solitario qui, a pochi passi dai miei compagni di grado più basso, eppure separato da loro dal muro delle mie responsabilità.”

Pro-pa-gan-da. La parola era chiara nella mente di Dimitri, che però non era sicuro fosse quella più adatta a rappresentare il vano discorso del superiore.

Mentre l'uomo continuava a riversare parole, l'attenzione del cecchino venne attirata da qualcosa.

Una sensazione, qualcosa di imprecisato, come un odore dolce, ma non fastidioso o intenso come i profumi che Ivan si spruzzava addosso a profusione durante le libere uscite. Definirlo un odore, però, era riduttivo, perchè non era solo quello.

C'era l'odore, sì, un odore non identificabile, né individuabile, che lo attirava verso la non direzione dei suoi pensieri, e che gli ricordava gli attimi con Dalia, in qualche modo. Un odore che il cecchino seppe non poter provenire dalle pietanze che stavano per essere servite.

Ma oltre all'odore c'era anche qualcosa di non ben definibile. Qualcosa come un brivido lungo la schiena, ma non dovuto al freddo. La sensazione di essere osservati, e al contempo di avere qualcuno che ti legge da sopra la spalla. Dimitri non sapeva se avrebbe dovuto avere paura, ma non ci riusciva, non con quell'odore sottile che gli riempiva i polmoni.

Si guardò intorno per cercare di capire cosa potesse essere, per cogliere qualcosa, o anche solo l'ombra di qualcosa.

Fu fortunato, perchè l'intervento di Nikolaj, che approfittò di una pausa che il Generale si era preso per bere un bicchiere di vino con l'aria di chi ne sa, permise alla sua distrazione di passare inosservata.

“Mi scusi signore, posso parlare liberamente?”
“Ma certo compagno Bychkov.”
“Grazie signore. Non vorrei sembrare un ingrato, né desidero mancarle di rispetto. Ma sia io che i miei compagni abbiamo il sospetto che la nostra presenza alla sua tavola non sia solo dovuta al suo desiderio di compagnia. E credo di parlare a nome di tutti se affermo che potremmo goderci maggiormente il pranzo se sapessimo perchè siamo stati invitati.”

Andrej Korazoj sorrise prendendo tempo, ed alzò la mano sinistra che reggeva il tovagliolo con cui si era tamponato le labbra dopo avere bevuto.

Quell'odore dolce si fece debole, fino a minacciare di sparire, causando in Dimitri un desiderio acuto e quasi fisico, benchè non identificabile in nulla di preciso. Poi tornò quando il Generale cominciò a rispondere.

“Sergej, hai proprio degli ottimi elementi nella tua squadra.” Senza attendere un grazie proseguì, appuntando lo sguardo su Nikolaj. “Sì, Nikolaj, hai ragione. Vi ho invitati a pranzare con me perchè ho una missione per voi, e non è cosa di cui i nostri compagni debbano sapere.”

Durante la pausa che si prese per osservare i presenti e l'effetto delle sue parole, Andrej notò in Sergej lo sguardò di chi aveva avuto conferma dei propri sospetti, mentre i suoi sottoposti parevano accettare la cosa con meno preoccupazione.
Solo l'espressione del cecchino era indecifrabile: i suoi occhi sembravano vedere una lunghezza d'onda diversa da quelle del mondo, e nulla si poteva leggere in essi.

“Ho bisogno che creiate un diversivo, per un'operazione Sika. Mi serve che attacchiate un convoglio di rifornimenti dei ribelli, in un punto in cui emergerà in superficie dalle linee sotterranee che usano abitualmente. Non voglio che nessuno si metta a fare l'eroe, ma dovete tenere su di voi l'attenzione del nemico fino a che non riceverete ordine contrario. Partirete stasera, e riceverete più dettagli sull'operazione una volta che avrete lasciato l'accampamento. Qualche domanda?”

Silenzio. Dimitri si trovò involontariamente a trattenere il respiro, quando lo sguardo del Generale si spostò su di lui.

“Tu, compagno Dimitri, non sarai con i tuoi compagni. Ho bisogno che tu dia copertura all'agente Sika. Ti presento Vatslava.”

Dimitri udì accanto a sé, in corrispondenza dello spazio libero tra lui ed il Generale, un debole sibilo. Dall'aria apparve una testa, poi un corpo sinuoso, poi arti aggraziati. Il corpo di una ballerina. Il corpo di un'assassina.

L'odore si fece improvvisamente più forte.
Era l'odore dolce di una morte precisa e pulita, promessa dagli occhi che lui non poteva vedere, celati com'erano dietro quelle lenti di resina nera antiproiettile.
L'odore dell'assasinio, filtrato dai respiratori che coprivano il volto della Sika.

Un'odore inebriante e a cui lui non poteva resistere.
Un'odore che i suoi compagni, questo lo sapeva chiaramente ora, non potevano percepire.

Era l'odore del Silenzio, che riempì la sua mente, promettendogli che avrebbe assistito allo stato dell'arte del suo lavoro, in quella missione.
Istintivamente i suoi pensieri si protesero ad accarezzare Dalia, mentre la sua maschera si osservava sorridere nella maschera di Vatslava.

Trooooppoooo scritto

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La mole di racconti sta diventando sempre piu' grande diviene sempre piu' scomodo leggerli in ordine, anche perche' selezionando un solo argomento la raccolta parte dal post piu' recente.
E' possibile riorganizzare il tutto? O trovare una soluzione alternativa?

I consigli di una gallina - Capitolo tre

Author: Apo / Etichette: ,

Quel giorno Yaya convocò l'assemblea...sapeva bene che nei momenti difficili è più facile farsi prendere di sorpresa della fretta...e decise che tutti gli animali avrebbero dovuto collaborare per ritrovare Remo.

Non sapeva proprio che fine avesse fatto Remo... non era un tipo che spariva spesso, anzi passava le giornate dormire, mangiare e cagare...sempre nei dintorni del pollaio...
Appena l'assemblea fu riunita Yaya prese la parola:
Yaya "Allora chi cazzo sa dove stà Remo?"
Silenzio...
Yaya "Ou stronzi!!! Nessuno sà dov'è Remo? Nessuno ha un'idea?"
Si alzò un lieve brusio, ma nessuna risposta...
Yaya "Sentite quello è scomparso e nessuno di voi lo conosce abbastanza da avere un'idea di dove sia? Ma che cazzo di animali della fattoria siete? Dov'è finita l'amicizia e la solidarietà che dovrebbe regnare sovrana tra noi animali gli animali? In mona? STRONZI!!!"
Dopo un'attimo di silenzio, prese a parlare la balena:
Betty "Gasp...Aiuto...affogo...anzi no.....soffoc...AC...ACQUAAAA"
Yaya "Eccheccazzo...non ne basta uno scomparso che ci si deve metter anche sta cazzo di balena asmatica con la mania del morire...ASSEMBLEA SOSPESA...ci si rivede domani...ora salvate quella li".
E così fu che l'assemblea venne sospesa.

Quella sera Yaya era sola in casa...le sigarette si accumulavano nel posacenere...non riusciva a dormire..pensava a dove potesse essere finito Remo...
Si risvegliò alle 10 di mattina...ancora seduta sulla sedia a dondolo, svegliata da un insolito brusio...uscì e vide che tutti gli animali della fattoria erano in rivolta...
Yaya "Ma che cazzo fate? Piantatela con sto macello"
Gli animali, che stavano marciando e urlando slogan davanti alla casa di Yaya, si fermarono...
Yaya "Che cazzo vi salta in testa?"
Dalla folla uscì il dottore...
Aus "Hai finito di comandarci Yaya...oggi porrò fine al tuo dominio sulla fattoria"
Yaya "Si... tu e quale esercito? Senti smettila di giocare allo stronzo rivoltoso e mettiamoci a cercare Remo..."
Aus "No....ieri ho salvato per un pelo la vita di Betty, e tutto perchè tu hai convocato l'assemblea... sai bene he lei non può viere fuori dall'acqua"
Yaya "Ma testa di cazzo che sei... è scomparso Remo, vi ho convocato per sapere se qualcuno sa dov'è..."
Aus "E' scomparso per colpa tua!!!"
Yaya "Eh? Che cazzo dici?"
Aus "Fulgenzio, il camaleonte spia ci ha riferito che l'altro giorno hai consigliato a Remo di andare a impiccarsi per le palle..."
Yaya si sentì male, si era completamente dimenticata di quella frase...voleva solo levarselo di torno per non perdersi "Al posto tuo"...stava per cadere, ma il suo orgoglio non le permise di svenire...
Yaya "Va bene...se volete fottervene di un compagno scomparso andate a fare in culo...lo troverò io...partirò domani...chi è con me venga stasera nel pollaio...gli altri stiano pure a casa a masturbarsi il culo, ma se torno con Remo..che nessuno si azzardi più a parlare di un mio presunto dominio o per lui sarà la fine"...sbattè la porta e rientrò.
Gli animali tornarono ai loro lavori, Yaya non uscì per tutto il giorno.

Quella sera Yaya era di nuovo sola, seduta davanti al tavolo, con due pacchetti di Marlboro ormai vuoti e un altro già a metà...
"Non verrà nessuno"...disse..."me lo sono buttato in culo da sola...troia mia madre..."
Rimase seduta per qualche minuto a fissare la sigaretta che si consumava lentamente da sola...poi si alzo...
"E' inutile stare qui seduta...devo preparare qualcosa per andare in giro a cercarlo"
In quel momento si spense la candela che fino ad allora illuminava la stanza
Yaya "Ma puttana di una candela, ti ci metti pure tu? Ma troia...devo decidermi a mettere i neon qua in pollaio..." e con l'accendino riaccese la candela.
Proprio nel momento in cui ripose l'accendino in tasca si sentì afferrare da dietro...una mano le tappò il becco, mentre un coltello le si appoggiò al collo...lei rimase immobile.
??? "Riflessi lenti eh Yaya?"
Yaya "Chiccazzo? Mauro!"
Mauro "Stai invecchiando...se avessi voluto a quest'ora saresti morta"
Yaya "Ma vai a cagare, se avessi voluto mi sarei liberata senza problemi, e se mi avessi sgozzata il mio corpo decapitato ti avrebbe preso a calci in culo per almeno due ore prima di stramazzare!"
Mauro "Ho visto il casino di oggi e, come ti dissi tempo fa, ovunque qualcuno abbia bisogno di aiuto io ci sarò!!!"
Yaya "Fai meno l'eroe, ma grazie...il fatto è che non so da dove iniziare a cercare"
Mauro "Si vede che non sei un ninja...il tuo sesto senso non è sviluppato..."
Yaya "Ou ma stronzo io i taglio i coglioni...vedi di portare rispetto..."
Mauro "Scherzavo Yaya..." disse sorridendo " ascolta: Il dottor Aus è sempre stato l'altro dispensatore di consigli oltre a te all'interno della fattoria"
Yaya "Io non dispenso un'emerita cippa, siete voi che mi cagate il cazzo..."
Mauro "Come vuoi, ma ora sta zitta e ascolta"
Yaya "Zitta un ca..."
Mauro "TACI TROIA!!! CAZZO, CERCO DI AIUTARTI E TU NON STAI ZITTA UN ATTIMO!!!"
Yaya si calmò...era la prima volta che qualcuno riusciva a zittirla...
Mauro "Se hai bisogno del mio aiuto io ci sono ma devi capire che siamo compagni, quindi per favore smettila un attimo di parlare e ascolta"
Yaya annuì.
Mauro "Come dicevo Aus ha sempre dispensato molti consigli e a parte te è il più saggio della fattoria...l'altro giorno ho visto Remo recarsi da lui, probabilmente voleva avere un consiglio migliore del tuo..."
Yaya -arrossendo- "Ma...io...cioè, scherzavo...volevo solo vedere "Al posto tuo" e poi ero incazzata e c'ho pure le mie cose e..."
Mauro "Vabbè, vabbè ho capito! Secondo me Aus ha fatto in modo che Remo si recasse in un posto da cui non può tornare, così da incolpare te, con l'aiuto di Fulgenzio e poter ottenere il potere screditandoti agli occhi degli altri animali"
Yaya "Astuto il bastardo, ma io gli taglio i coglioni a sto stronzo, ma sto frocio..."
Mauro "Ehmmm...si..."
Yaya "Ma da dove cazzo possiamo iniziare le ricerche? Anche se quello stronzo vuole incularmi Remo è in pericolo, e per di più per colpa mia, se gli avessi dato un consiglio migliore non sarebbe andato da Aus..."
Mauro "Sapevo che eri una gallina onorevole...ascolta..io so dov'è andato Remo..ma ora non è il momento di rivelartelo...siamo spiati..."
Yaya annuì e si avvicino silenziosamente alla finestra, aprì di scatto le persiane e estrasse il suo coltello dal reggicalze per avvicinarlo alla gola di Fulgenzio...
Yaya "Ascolta stronzetto, una mossa e sei morto!!!"
Fulgenzio "No, perdono..."
Yaya prese il camaleonte per la gola e lo legò alla sedia...
Yaya "Ora parla stronzo...cosa hai detto ad Aus?"
Fulgenzio "Niente...niente giuro..."
Yaya "Niente tua madre, non prendermi per il culo o ti spello vivo e ti metto sotto sale..."
Fulgenzio "Davvero...non ho detto nulla..."
Yaya prese dal cassetto del bancone un altro coltello...alla vista dell'arma il camaleonte sbiancò...era un coltello Miracle Blade III serie perfetta, con sfera di controllo Acugrip e lama morbida, perfetta per spolpare, spellare, disossare, tritare, friggere, fare la barba, cucire, accendere la macchina, connettersi a internet, fondere l'amianto, rigare il diamante, salare la pasta, tagliare il pane e un'infinità di altre cose...
Yaya "Parli ora? O devo usarlo?"
Fulgenzio "Ok, ok...parlerò..."
Yaya "Ora si ragiona..che cazzo hai detto ad Aus?"
Fulgenzio "L'altro giorno ho sentito il tuo discorso con Remo e Aus mi ha chiesto di riferirgli il tuo consiglio perchè è invidioso della tua saggezza...dopodichè mi ha pagato per spiarti stasera..."
Yaya "Ascolta stronzo...ora tu ti unisci a noi per cercare Remo, in fondo se tu non avessi fatto la spia Aus non avrebbe avuto un pretesto per fartutto il casino che ha fatto..."
Fulgenzio "Non ho fatto la spia...cioè si...ma è il mio lavoro"
Yaya si sentì presa per il culo...
Yaya "E IO CHE CAZZO DOVREI FARE? SFORNARE UN UOVO AL GIORNO SOLO PERCHE' SON GALLINA? Tutti uguali voi uomini, non capite un cazzo, lavoro o non lavoro hai fatto una stronzata e ora rimedierai"
Fulgenzio "Si, certo capo..." rispose Fulgenzio tremante...

I tre prepararono l'occorrente per il viaggio secondo i consigli di Mauro e Yaya insistè per portare con sè l'intera serie di coltelli Miracle Blade, facilmente trasportabili per via del ceppo in dotazione, e una strana scatola contentente quella che lei chiamava la sua "arma segreta"...

Dopo un paio di ore di sonno (Fulgenzio fu incatenato al letto perchè non fuggisse) i tre si alzarono per partire alla ricerca di Remo...
Appena usciti Yaya prese una sigaretta, ma Mauro la fermò...
Mauro "Ora siamo compagni, non ha più senso litigare per stupidaggini...fuma questa"
e dicendo ciò gli porse una Camel.
Mauro "L'ho trovata l'altro giorno al bar, se qualcuno deve fumarla vorrei che fossi tu..."
Yaya "Cazzo grazie...cheffigo..."
Yaya rimase a lungo a gustarsi la Camel nel l'aria fresca del mattino, quando...
Yaya "Porca puttana, mi cago addosso, aspettate, partiamo dopo....ahhhh muoio se non cago....In culo allo stimolo di merda della nicotina" e scappò in bagno.

I tre ripartirono un'ora dopo incamminandosi verso est...
Yaya "Però cazzo, non mi hai ancora detto dove cazzo stiamo andando e come minchia sai che Remo è lì?"
Mauro "L'altro giorno ho sentito il consiglio che il dottor Aus ha dato a Remo...gli ha detto che per farlo diventare etero aveva bisogno che lui diventasse un duro, molto di più di quello che è stato fin'oggi, così gli ha consigliato il luogo in cui recarsi, e c'è solo un posto talmente terribile da trasformare completamente un individuo..."
Yaya "L'isola dei famosi?"
Mauro "No, lì li mandano già cretini e cretini rimangono"
Fulgenzio "Da Marzullo?"
Mauro "Ti sei avvicinato di più, ma anche se Marzullo ha il potere di rincretinire la gente la maggior parte delle volte attacca gente già molto idiota"
Yaya "Hmmm...ma allora dove?"
Mauro "Per questa direzione si arriva a luogo più pericoloso del mondo, un luogo dove per sopravvivere bisogna essere più forti di un intero esercito..."
Yaya "NO!!!Cazzo, non è possibile, intendi..."
Yaya e Fulgenzio -in coro- "IL CIMITERO DELLE MIETITREBBIE"
Mauro "Già, un luogo maledetto che si trova nel centro di una palude...abitato dalla temibile tribù delle lucertole samurai..."
Yaya "Si dice che chiunque riesca a rubare un barattolo di ruggine di una di quelle mietitrebbie avrà la prova di essere un vero duro"
Mauro "Già..."
Yaya "Figlio di troia..."

Nel frattempo si era fatto giorno, ma una fitta nebbia avvolgeva i tre animali mentre camminavano verso la palude...
Yaya "Porca puttana troia non si vede un cazzo..."
Mauro "Non lamentarti, tra qualche ora arriveremo nella palude e al posto della nebbia ci sarànno la puzza di merda e le sabbie mobili vomitose...a quel punto rimpiangerai la nebbia"
Yaya "Ma zio bastardo in che cazzo di posto mi sto infilando...che sfiga"
Fulgenzio "Non preoccupatevi, io so come superare la palude..."
Yaya e Mauro si guardarono...ma non chiesero nulla vedendo l'espressione convinta sulla faccia del camaleonte...e in silenzio continuarono a camminare verso quel luogo terribile...

I consigli di una gallina – Capitolo Due: un cammello e il suo destino

Author: GiAn / Etichette: ,

Da qualche parte, sperduta in mezzo alle campagne esiste una fattoria...L'animale più frustrato di tutti gli animali della fattoria era Mauro il cammello, deriso da tutti in ogni circostanza per il semplice fatto che aveva due gobbe, e non una. Ma cazzo nessuno lo capiva che lui non è un dromedario ma un cammello. E fu questa la fonte della sua rovina e, si, diciamolo, della sua ascesa...

Tutto cominciò per caso, una sera di metà Marzo. Mauro aveva le palle molli. Yaya la gallina se ne stava sulla soglia del pollaio, sguardo fisso al cielo e sigaretta in becco. Tutta intenta a trattenere lo stimolo della merda dato dalla nicotina, venne improvvisamente distratta da Mauro il cammello.

Mauro “Ehilà Yaya! Come ti v...”
Yaya “Eh? Cosa..?..No!!!”

M...m...M...m...M...m...M...m...MERDA OVUNQUE! Sulle piume, sulle zampe, sul becco, uno schifo.

Yaya “MAURO! BRUTTO FIGLIO DI TROIA, CHE CAZZO MI CHIAMI MENTRE TRATTENGO LO STIMOLO DELLA MERDA DATO DALLA NICOTINA!? GUARDA CHE MERDAIO CHE MI HAI FATTO FARE, CAZZO DI CAMMELLO CON DUE GOBBE!”

- Cazzo di cammello con due gobbe? – pensò Mauro – e questo che cazzo vuol dire? - .

Mauro “Senti Yaya! hai qualche problema con le mie gobbe? No perché se hai qualche problema basta che me lo dici e andiamo dietro il fienile a risolverlo”
Yaya “Io, qualche problema con le tue gobbe? Se mai tu hai qualche problema, guardati la schiena, ne hai due!”
Mauro – ma che cazzo dice? – “Ma che cosa cazzo vai blaterando? Ovvio che ho due gobbe, tutti i cammelli hanno due gobbe!!”
Yaya “Non è vero, bugiardo!”
Mauro “Certo che è vero, ma che cazzo stavi fumando?!”
Yaya “Fumavo una di queste!” – e così dicendo estrasse il pacchetto di sigarette dal sotto l’ala sinistra – “Guarda! Sono Camel, e il cammello qui disegnato ha una sola gobba!”
Mauro “Ma quello non è un cammello, è un dromedario!”
Yaya “Dromedario i miei coglioni, quello è un vero cammello, con una sola gobba...sei tu che sei fatto male!”

Intanto un gruppetto di animali si avvicinò alla scena, attirato dal chiasso delle loro urla.

Mauro “Come fai a sapere che quello è un vero cammello? Non hai le prove.”
Yaya “Questo deve essere per forza un cammello, perché se non fosse tale non farebbe la copertina per la sigarette che si chiamano Camel, no? Chiedi anche agli altri.”
Altri - all’unisono - “Si, è vero, ha ragione Yaya! E poi lei è una saggia gallina, mentre tu sei un cammello transgenico!”
Mauro “Siete usciti tutti di testa? Lo volete capire che quello è un dromedario e non un cammello?”
Yaya “BASTA MAURO, CAZZO, SMETTILA! Quello che dici sono tutte cazzate, i cammelli hanno una sola gobba, punto e basta!”
Mauro “Ma io...”
Yaya “SILENZIO! In qualità di saggia gallina, ti bandisco dalla fattoria. Vattene, e torna con una gobba sola. Marsch!”
Mauro “E va bene, me ne vado, visto che non sono gradito, ma sentirete parlare di me ancora! La battaglia per il popolo dei cammelli è appena iniziata! Addio.”

Detto ciò, se ne andò, lasciandosi alle spalle un mucchio di insopportabili animali sghignazzanti che lo prendevano per il culo: – “Coglione! Cammello transgenico! Tra quelle due palle che ti ritrovi sulla schiena tu puoi fare la testa di cazzo!” – gli urlavano. Ma le cose non potevano finire così, no, Mauro non era per niente intenzionato a lasciarli ridere di lui. Gia pregustava la vendetta.

Mauro “...la pagherete cara...”

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Lucillo stava tornando a casa dopo una dura giornata di dolce un cazzo fare. Era il tramonto e le ombre iniziavano a farsi lunghe. L’aria era pesante, Lucillo aveva un brutto presentimento. Affrettò il passo per arrivare alla fattoria prima che fosse troppo buio. Non ebbe il tempo di fare tre passi che senti qualcosa muoversi fra la boscaglia, poi fra i rami, poi dietro di lui, poi vicino al suo orecchio destro, poi vicino alla coda, poi ai suoi piedi, poi si cagò addosso. Un ombra imponente gli si parò dietro. Piano piano Lucillo si girò per vedere chi era. Una figura alta, vestita completamente di nero. Una bandana gli copriva la bocca ed il naso, come quelle dei ninja. Aveva appesa alla cintola una katana corta e degli shuriken. In mano teneva un pugnale che luccicava illuminato dalla luna. Riconobbe però l’animale dietro quel travestimento.

Lucillo “Maur...!”

Non riuscì a finire di dire il nome del cammello, che questi subito lo sgozzò, un taglio netto alla gola.

Mauro “Si, coniglietto del cazzo, sono Mauro, e sono qui per vendicarmi del torto subito. Nessuno sfuggirà alla mia ira implacabile, non avrò pace finché non riconoscerete che i cammelli hanno due gobbe.”

Nascose il corpo del povero coniglietto dietro un cespuglio e si diresse furtivo verso la fattoria.

Mauro “Tu, brutta stronza!” – Mauro sbucò fuori dall’ombra ad una velocità impressionante, alle spalle di Yaya la gallina.
Yaya “Mauro! Cosa ci fai qui?”
Mauro “Taci, lurida gallina. Sono qui per ucciderti e per convincere gli altri che i veri cammelli hanno due gobbe, e non una...PERCHE QUELLI SONO DROMEDARI!” – aveva gli occhi iniettati di sangue, furibondo.
Yaya - merda questo fa sul serio – “Calmati Mauro, parliamone” – questo ci ammazza tutti – “Possiamo esserci sbagliati, forse hai ragione tu, parliamone.” – meglio assecondarlo - .
Mauro “Non forse, io ho sicuramente ragione!”
Yaya “Va bene Mauro, hai ragione, ti chiedo scusa a nome di tutti.”
Mauro “E che me ne faccio delle vostre scuse?!”
Yaya “Quali sono le tue richieste?”
Mauro “Pretendo che le sigarette Camel vengano vietate all’interno della fattoria.”
Yaya - cosa?!?! – “Scordatelo, dovrai passare sul mio cadavere!”
Mauro “Non ti conviene sfidarmi, Yaya.”
Yaya “Ti sto aspettando, stronzetto!”

Alle parole di Yaya, Mauro si scagliò con furore sulla gallina, sferrando un colpo netto con la sua katana. Yaya lo evitò, e con un colpo d’ala disarmò il cammello. Privato della sua arma, Mauro fece un balzo all’indietro e rapidissimo saltò su di un palo della staccionata, estraendo e lanciando i suoi shuriken. Schivata la prima, schivata la seconda, la terza stelletta colpì Yaya ad un ala. Ma la gallina non cedette, e prontamente si teletrasportò dietro al cammello, per poi colpirlo alle spalle. Il cammello cadde a terra, fratturandosi una zampa. Ora i due si studiavano da lontano, la loro forza era uguale, nessuno dei due l’avrebbe spuntata sull’altro. Yaya, allora, lei che era saggia, parlò.

Yaya “Combattendo non risolveremo niente! Organizziamo un assemblea e mettiamo ai voti la cosa”
Mauro “...d’accordo...”

L’indomani, tutti gli animali si riunirono nel fienile per l’assemblea. Ogni volta che qualcuno entrava, Mauro lo fulminava con lo sguardo, facendogli capire che se non avesse votato a suo favore, l’avrebbe semplicemente ucciso.

Yaya “Oggi siamo riuniti per decidere sulla richiesta di Mauro il cammello di vietare le sigarette Camel nella fattoria, in quanto offendono la sensibilità di tutti i cammelli del mondo rappresentando un dromedario sul pacchetto. E siamo qui anche per riconoscere che i veri cammelli hanno due gobbe e non una sola.” – che marea di stronzate – “Chi è a favore per il divieto, alzi la mano.”

Da aspettarselo, tutti gli animali, terrorizzati dalla furia omicida di Mauro, votarono a favore del divieto.

Mauro “...saggia decisione...”
Yaya “E sia.” – porca puttana troia – “Da oggi le sigarette Camel sono bandite per sempre dalla fattoria! Andate tutti” – a fare in culo – “a casa.”

...e così...niente più Camel per Yaya. Solo Marlboro. Yaya si allontanò dal fienile, incazzata come una pecora. Si avvicinò all’ovile e vide Mauro il cammello, in piedi su un paletto della staccionata, che guardava lo scuro orizzonte.

Yaya “Ora sei contento, cazzo?!”

Mauro si girò verso la saggia gallina incazzata.

Mauro “Ovunque i cammelli saranno derisi, ovunque il mio popolo sarà vittima di soprusi, ovunque la capra camperà sotto la panca e creperà infilandolo in una crepa, ovunque ci sarà un animale indifeso e maltrattato, io ci sarò!”

Detto ciò, scomparve nell’oscurità.

Yaya “Che testa di cazzo...”

GiAnGiAnGiAn

Author: GiAn / Etichette:

Ola ragas, ci sono anche io a rompere il cazzo adesso....mi prenoto subito per il secondo capitolo della storia di YAYA LA GALLINA......buon Kung Pao a tutti i Chung Lee Kanji Zuruzuruzuru Nakamura Kenshiro Udon Dindon saltati con verdure....

Chi sa... mi aiuti

Author: Apo / Etichette:

Chiunque sappia come fare per poter mettere i discorsi diretti tra < > al posto che tra "" senza che i tag facciano impazzire tutto, lo faccia o mi lasci commentato come fare......Grazie

I consigli di una gallina - Capitolo uno

Author: Apo / Etichette: ,

Da qualche parte, sperduta in mezzo alle campagne esiste una fattoria...
L'animale più saggio di questa fattoria è Yaya la gallina...e tutti si rivolgono a lei per avere consigli...
Accadde un bel giorno che Yaya avesse le palle girate e decidesse di andare a
farsi un giro per smaltire un po' l'incazzatura...

Era incazzata per il fatto che durante un assemblea il cammello fosse riuscito a far vietare le sigarette Camel all'interno della fattoria...."Si chiamano Camel ma hanno un dromedario come simbolo....in rappresentanza del popolo del deserto dico che è una vergogna..."...e così...niente più Camel per Yaya....che vagava per la fattoria senza meta, assorta nei suoi pensieri...

A questo punto apparve l'orso:
Orso "Groaaar"
Yaya "Senti...non mi rompere il cazzo...c'ho le palle girate..."
Orso "No,vabbè...è il mio verso..."
Yaya "E che cazzo vuoi che ti risponda?...Coccodè?"
Orso "..."
Yaya "Vuoi che ti sforni un uovo? Lo vuoi alla coque? VAFFANCULO!!!"
Orso "No...scusa...cioè...volevo fare due parole..."
Yaya "Fatto...ora muori"
Orso "No...ascolta per me è importante..."

A questo punto Yaya si fermo...fece un lungo respiro per calmarsi...si accese una sigaretta (ovviamente non Camel)..."Tanto per ora non ho un cazzo da fare"...pensò...
Si sedette e disse:

Yaya "Vabbè...allora dimmi tutto"
Orso "Yaya...ascolta... penso di essere gay..."
Yaya "Uhauahuahau gira in tutù allora..."
Orso "No dai...non prendermi per il culo...io...a me... piace Marto..."
Yaya "Il cavallo?"
Orso "Si...dici che sono gay?"
Yaya "Mah...se non lo fossi probabilmente propenderesti verso Adele, la pecora"
Orso "..."
Yaya "Scolta Remo, battuta a parte....sei sicuro di non essere etero? Non ti piacerebbe...che ne so...prendermi da dietro?"
Remo "No."
Yaya "Giacere con Lucia?"
Remo "No."
Yaya "Zomparti Kira?"
Remo "No."
Yaya "Bombarti Nadia?"
Remo "No."
Yaya "Sculacciare Rachele?"
Remo "No."
Yaya "Possedere Francesca?"
Remo "No."
Yaya "Bivaccare con Stefania?"
Remo "No."
Yaya "Un picnic con Moana?"
Remo "No."
Yaya "Avere la voce di Maria Defilippi?"
Remo "No."
Yaya "I muscoli di Schwarzenegger?"
Remo "No."
Yaya "Essere figo come Mitch di Baywatch?"
Remo "No."
Yaya "Cattivo come Triple H?"
Remo "No."
Yaya "Essere un pilota di formula 1?"
Remo "No."
Yaya "Un pompiere?"
Remo "No."
Yaya "Un astronauta?"
Remo "No."
Yaya "Un buttafuori?"
Remo "No."
Yaya "Un ninja?"
Remo "No."
Yaya "Un serial killer?"
Remo "No."
Yaya "Un barbone?"
Remo "No."
Yaya "Un venditore ambulante di preservativi al mango?"
Remo "No."
Yaya "Aprire una boutique?"
Remo "Beh..."
Yaya "Senti...sei gay...impiccati per le palle...mò torno a casa che non voglio perdermi "Al posto tuo" su Raidue..."
Detto ciò Yaya tornò a casa...lasciando Remo a tormentarsi con i suoi dubbi... bisogna infatti spiegare che se un orso è gay viene allontanato dal gruppo e abbandonato al suo destino...

Tre giorni dopo Yaya uscì nuovamente di casa per farsi una passeggiata... ebbe subito uno strano presentimento...infatti in giro non c'era nessuno...mentre si interrogava sul dove fossero tutti accorse Moana, la scrofa:
"Aiuto!!!Aiuto Yaya...Remo è scomparso...non lo troviamo più da tre giorni..."

Conrad il druido - 4

Author: Jager_Master / Etichette: , ,

Cominciò a piovere, l’aria pregna di umidità, il muro d’acqua praticamente insopportabile. Conrad camminava da ore, sempre a testa bassa ripensando alle sue parole al villaggio e alle reali conseguenze che avrebbe portato il consiglio.
Prendendo a male parole Mistier non aveva detto falsità: quello che avrebbe deciso con gli altri druidi avrebbe portato realmente distruzione o nuova vita nel mondo degli uomini. E delle altre creature, ovviamente.
Certo, l’uomo avrebbe subito maggiori sofferenze, perché ormai si era seduto nella realtà attuale, un popolo “vecchio”,bolso e debole, attaccato solo al metallo, alla ricchezza, ai piaceri della vita, e aveva perso il lume della ragione. Non sarebbe stato in grado di reagire ad una forza tremendamente superiore alla sua.
Non capivano gli umani, non capivano. La natura prima o poi avrebbe preteso ciò che aveva elargito. In prestito. Perché la natura non regalava nulla.
Stinse i pugni e i denti, in una smorfia di rabbia. E lì si accorse che ormai erano ore che camminava ed era inzuppato completamente.
Non che fosse un problema, aveva attraversato zone selvagge in condizioni peggiori, come quella volta che con Chek era andato a piedi sulla Monte Neve, e aveva dormito in una grotta senza riparo e con una tormenta mai vista da occhi umani.
I rigoli d’acqua e le gocce erano poca cosa.
Si fermò e si guardò attorno, ma col buio e la pioggia non vedeva quasi nulla. Si girò verso Chek e lo intravide sornione e tenerissimo dentro quel pelo bagnato, mentre sbatteva ripetutamente le palpebre per non farsi colare l’acqua negli occhi.
Conrad sorrise, e si diresse nella boscaglia, lontano dal sentiero. Camminò ancora per qualche minuto finché trovo dove dormire: davanti a lui una pozza d’acqua che stagnava sotto il getto della pioggia e di una piccola cascata.
Era acqua pulita, su di un fondale di qualche metro.
Aprì le mani e una luce giallo-verde scaturì dalle dita in un intreccio di nastri e dardi colorati. Chiuse gli occhi qualche istante e quando li riaprì si diresse verso il laghetto ormai vuoto, con l’acqua che sostava paziente ad un paio di metri di altezza sul livello del bordo.
Camminava piano, Conrad, osservando come il fondo fosse asciutto, senza traccia di umidità, terra morbida perché bagnata da poco. Mosse ancora le dita come ad indicare qualcosa sul fondale e da questo si alzarono sottili fili d’erba che intrecciarono un morbido prato d’erba sul quale Conrad si posò. Il laghetto scese delicatamente a pochi centimetri dal bordo, lasciando uno spiraglio per l’aria.
Dormì sereno, addormentandosi quasi subito; sopra di lui un tetto d’acqua fermava l’acqua.
Ma a Chek non piaceva dormire sotto l’acqua: era in perenne tensione. Così decise di mettersi sotto una roccia della cascatella, dalla quale poteva vedere il suo padrone dormire. Quando decise che Conrad era già nel mondo dei sogni abbassò il folto testone fra le zampe, e in poco tempo si addormentò anche lui.

La mattina seguente Conrad si svegliò perfettamente riposato dopo quattro o cinque ore di sonno sereno. Si alzò ed uscì dal suo giaciglio saltando il bordo del laghetto.
Poi si girò e con un breve movimento delle tozze dita comandò all’acqua di scendere al suo livello normale.
Poi si stiracchiò, sorridendo a Chek che lo osservava seduto sotto un albero. Dagli occhi soddisfatti il druido capì che aveva già fatto colazione.
Mise la mano nel suo sacco che aveva a tracolla e ne tirò fuori una mela e un pezzo di pane secco. Masticando allegramente riprese il cammino.
La breve colazione e il cielo sereno ristabilirono il buonumore del mezzorco, che quasi si dimenticò della discussione al villaggio del giorno precedente e delle amarezze che aveva coltivato nel cuore durante la notte.
Camminò fino a tarda mattinata, quando il sole era già alto nel cielo; l’erba era asciutta praticamente ovunque, e poche gocce coprivano ancora le foglie più nascoste degli alberi.
L’aria fresca spazzava il cielo e fra gli alberi volavano ancora uccelli e farfalle: era un momento sereno e felice e Conrad di questo si rallegrò, chiedendosi per quanto ancora avrebbe potuto godere di questo.
Il consiglio era a poche ore di cammino, ormai c’era, ed aveva annullato il ritardo per la caccia al cinghiale. Pensava ai compagni del consiglio e a chi avrebbe visto.
Camminava sereno, Conrad. In Armonia col mondo.

Di certo non sapeva di essere in compagnia, altrimenti avrebbe perso certamente il sorriso. Occhi vigili, di un azzurro cielo, quasi gelidi, lo osservavano da ore, forse da giorni.
E anche quando diede l’ultimo morso alla mela prima di sotterrarne il torsolo, neanche un suo movimento sfuggì a quegli occhi vigili e attenti.
Chek non sentì nulla, nè odorò nulla, e questo fu un male.
Ma nessuno era in grado di vedere nè sentire Atholas, se lui non voleva. E Atholas non voleva. Mai.
Conrad sparì all’orizzonte, lasciando dietro a se un immenso campo di grano giovane e si inoltrò nel boschetto.
A centinaia di metri di distanza, ancora prima del campo di grano, un essere agile scese dall’albero sui cui era appollaiato da ore. Aveva aspettato Conrad, sapendo del suo passaggio, lo aveva osservato quando aveva camminato sotto di lui, e lo aveva visto allontanarsi all’orizzonte.

La mano sottile e capace raccolse un pezzo di terra, e la portò al naso. L’odore di Conrad era inconfondibile e schedato dalle narici di Atholas. Buttò il mucchietto a terra, si abbassò all’altezza del grano e corse rapido e silenzioso osservando le tracce e sentendo l’odore.
Coperto di fango, Atholas correva veloce e invisibile, dietro a due viaggiatori ignari.
Correva Atholas. Sicuro e infallibile. Come il vento. Come il fuoco. Come la morte.

untitled chapter III

Author: Ro / Etichette:

Passò del tempo. Lei aveva una concezione molto personale del tempo:lo misurava in bottiglie. Passarono tre bottiglie, forse. In ogni modo quel tempo bastò agli orgasmi di mezzo paese, e, in attesa dell'altra metà, una sera, mentre osservava le lievi nuvole nel crepuscolo che sopiva l'afa di uno degli ultimi giorni sahariani, pensò. Pensò a tutto ciò che stava dando a quelle persone. Il suo corpo? Come d'impulso nella sua mente apparirono le lettere quasi incise sulla pelle:NO. Tutto il suo pensiero potrebbe essere riassunto in una frase, una sentenza, una condanna: lei non scopava mai, ma faceva solo l'amore. Pensò ancora. Pensò a questa sua subdola maledizione che la portava a darsi per intero al primo puttaniere come all'ultimo dei filosofi. Si chiese perchè, e la subitanea reazione della sua mano fu di cercare distrattamente onforto nel contatto con il collo della bottiglia. Riflettè sulle conseguenze. La bottiglia raggiunse le sue labbra. Quella sera non giunse an alcuna conclusione.
La mattina successiva si svegliò, e con sorpresa notò macchie rosse sul cuscino. Sangue. Cercò una possibile fonte e ciò che trovò un po' la spaventò, un po' le diede quel senso di leggerezza, quasi la sua mente stesse li in cielo, con i suoi volatili. Sul suo avanbraccio sinistro, appoggiato sul cuscino, era apparsa una scritta in stampatello maiuscolo. Le lettere non erano ditinguibili in mezzo al sangue secco. Curiosa andò in bagno e si sciacquò, senza dolore. Lentamete la scritta si rivelò in tutta la sua drastica semplicità: ''NO''. Lei stessa si stupì della sua indifferenza verso la cosa. I tagli erano ancora aperti. Si fasciò per evitare infezioni, e mentre faceva un giro nel suo giardino colorato osservò tutte le sue piante, tutte le sue tombe.C'era la piccola mimosa, che vegliava su Jamie, il cucciolo di gallinacea dalle piume gialle e soffici. Lui era malato: sputava sangue. Qualche pianta più in là c'era la fragola che vegliava su Valentine, la colomba arpionata da un falcone. Saltando ancora qualche pianta si arrivava ai rovi che facevano ombra sul falcone. Infine c'era la tomba di James, sulla quale era cresciuto del prezzemolo.
Facendosi quel giretto nel suo piccolo cimitero colorato, pensò, di nuovo. Pensò alla morte, a quanto l'essere più leggero possa essere già troppo pesante quando cade. Allora è meglio non volare? C'è chi può, e chi no. Le balenò alla mete l'immagine di un vecchio che blaterava: ''chi ha il pane non ha i denti, chi ha i denti non ha il pane''. Il proprio pensiero sconnesso le sapeva di Sfinge e di psicofarmaci. ''Nosce te ipsum''. Reminescenze irriconoscibili....cosa significava?
''conoscere è ricordare''. Si stava alterando, il passato invadeva la sua mente che ne era violentemente turbata. ''Vis, roboris''. Musica. Cacofonia. Lettere, segni arcani. La sua mente aveva apparentemente perso ogni criterio logico. Corridoi. Cadde a terra svenuta. Quando si svegliòavvertì un sottile odore di ferro. La fascia bianca sul suo braccio era stata meticolosamente recisa. Spiccava il rosso purpureo e colante. Si ciacquò ancora: accanto alle prime lettere ne erano apparse altre due: ''VI''. Confusione. Reminiscenza: ''Ablativo singolare, Vis, Roboris. Complemento di modo.'' Riprodusse la sequenza di parole come nastro registrato. ''Con vigore''.

"Copia e incolla" da word

Author: Matteo Piovanelli / Etichette:

Come abbiamo appena verificato col poet, fare "copia e incolla" da word manda tutto a puttane nel post, perchè riempie il codice di tag fastidiosi.
Quindi evitiamolo.

Fare "Copia e incolla" da OpenOffice, invece, pare non dare questo problema.

Capitolo 4: Rendevouz

Author: Poet / Etichette: ,

COMPENDIO II: L’ESERCITO ESPERIANO


++++ACCESSO DATABASE MILITARE++++


++++BENVENUTO CAPORALE SERGEJ CIOLKOVSKIJ++++


Al tempo della colonizzazione di Esperia, fu subito necessario che la popolazione indigena era troppo barbara per coesistere con i coloni. Furono tentate diverse vie di coesistenza, ma tutte fallirono.


Si optò perciò per lo sterminio.


Al fine di evitare danni irreversibili al territorio, vennero evitati i metodi più rozzi, ma anche più efficaci, quali gli ordigni atomici.


Di conseguenza furono messi a punto e utilizzati diversi tipi di armi chimiche e batteriologice. Gli indigeni dimostrarono un tasso di resistenza pari al 70% a entrambe.


Stupiti, ma non abbattuti, i coloni iniziarono gli addestramenti del primo corpo militare Esperiano. Anche questo tentativo fallì, nonostante si debba ammettere che le truppe si dimostravano capaci nei raid degli accampamenti. Comunque, la conoscenza del territorio degli indigeni rendeva i loro uomini superiori nelle imboscate.


Cosi, con il supporto della neonata Confederazione Mercantile, furono stanziati ingenti fondi per lo sviluppo della tecnologia bellica. Furono fondati i VDV e l’NKVD


Il primo, il VDV, e’ancor oggi uno dei corpi migliori a disposizione dei generali Esperiani. Addestrati ai massimi livelli, il corpo del VDV (Vozdushno-Desantnye Vojska, Truppe Aviotrasportate) dispone di tattiche ed equipaggiamenti impensabili per le truppe standard. Grazie al loro intervento, la maggior parte degli eserciti indigeni furono attaccati in notturna con attacchi aerei e paracadutisti, debellandoli.


Altro contributo importante alla guerra fu il corpo dell’NKVD (Commissariato del Popolo per gli Affari Interni) che si occupò dell’indottrinamento dei civili, delle epurazioni dei trasgressori e svolse compiti di polizia segreta per il paese. Da notare il contributo all’esercito fornito dai Commissari, individui dotati di un forte senso della patria e indottrinati a tal punto da morire per portare a termine un compito. Altra divisione fondamentale del NKVD e’ il corpo dei Sika, assassini addestrati fin da bambini per eliminare importanti figure di rilievo del nemico, per spiare i piani o sabotare insediamenti e veicoli. Il loro ruolo sul campo di battaglia divenne fondamentale.


In tempi più recenti, l’esercito esperiano ha iniziato a disporre di flotte aeree, navali e spaziali, rendendosi una potenza militare di grande importanza all’interno della Confederazione.


+++++FINE DELLA TRASMISSIONE+++++


Capitolo 4: Rendevouz


La città ormai era vicina e, nonostante l’incidente di percorso e la perdita di un carro, la compagnia si sentiva sollevata.

La colonna sferragliava sulla strada asfaltata della città, più lineare e meglio mantenuta di quella della periferia, ma comunque sconnessa in alcuni punti. A ogni sobbalzo, Dimitri imprecava rumorosamente.

Sergej scrutava con attenzione ogni angolo, pronto a rispondere a una nuova imboscata, ma non ce ne furono, in ogni caso l’occasione si rivelò adatta a uno studio della zona.

La maggior parte dei palazzi, adibiti per lo più ad abitazioni, erano rovinati e squarciati in più punti. Su molti si potevano osservare gli effetti di esplosivi ad alto potenziale.

“Carri. E sabotatori. Visto come ci hanno colto alla sprovvista direi i sabotatori, e devono averne parecchi” rifletté il caporale.

Nikolaj parve cogliere i suoi pensieri e cosi Yuri.

“Sembrano organizzati bene, caporale” sentenziò Yuri “non mi sorprende che la guerra sia cosi dura. Quei fottuti bastardi strisciano come topi nelle fogne fino all’obiettivo.”.

Sergej annuì. Avrebbero dovuto fare molta più attenzione in futuro.

Giunsero al campo base mentre Icarus II sorgeva a est.

L’accampamento era protetto da spesse mura di sintocemento, alte circa quattro metri, sorvegliate da una ventina di soldati. Di forma quadrata, possedeva quattro torri, ognuna sormontata da riflettori e armi pesanti.

Dai volti delle guardie di picchetto, Sergej intuì che la sorveglianza doveva essere parecchio movimentata. Visi stanchi e pallidi li seguivano, mentre entravano passando dai cancelli in lega metallica.

I soldati calarono rapidamente dai camion, i più si diressero verso i dormitori o la mensa, mentre gli ufficiali si radunarono al centro della piazza, in attesa di ricevere disposizioni.

Un drappello di VDV, le truppe aviotrasportate dell’esercito, giunse a passo rapido. Vestiti delle loro uniformi cromocangianti e protetti da esoscheletri in plastacciaio, impugnavano fucili KriegCommando, a canna corta, con ottica e puntatori laser. Il massimo della tecnologia in mano al massimo degli uomini.

In mezzo a loro, torreggiava la figura possente del Generale Andriej Korazoj, rinchiuso nella sua ATC, l’Armatura Tattica Corazzata, riservata agli alti gradi.

Giunti di fronte agli ufficiali, i VDV si aprirono a ventaglio, facendo spazio al Generale.

E facile immaginarsi perché molti tra le file dell’esercito e tra i civili mitizzassero gli ufficiali. Rivestito nella corazza bianca della ATC, il generale appariva come un Dio in mezzo agli uomini, possente oltre ogni immaginazione. Una pistola di grosso calibro giaceva nella fondina magnetica al suo fianco, le sole dimensione facevano immaginare i danni causati da una sola delle sue pallottole.

Poi il Generale parlò, la sua voce amplificata dai diffusori fonici piazzati sul torace della corazza.

“Figli miei!” esordì “Compagni di battaglia! Diplomati all’onorata Accademia! Sono felice di avervi qui, oggi!”

“I discorsi del Generale sono sempre zeppi di fronzoli” rifletté Sergej “ma cosi carichi di carisma”

“Gli ordini del Collettivo sono chiari, ma difficili da portare a termine. Non dubito che voi e le vostre compagnie sarete in grado di portarli a termine” riprese, poi con tono più grave “In caso contrario, i Commissari si prenderanno cura di voi”

Alcuni dei presenti deglutirono rumorosamente…tutti conoscevano le storie sulle punizioni dei Commissari.

“Ma immagino che adesso sarete stanchi. Ho saputo dell’attacco alla colonna…i miei agenti sono discreti”

Si udì un sibilo breve e basso, mentre qualcosa, in mezzo agli ufficiali, si disattivava. Una figura cominciò a prendere forma dal nulla, prima apparve la testa, poi un corpo, infine gli arti.

L’uniforme ottica fotomimetica dell’assassino si disattivò infine, e la snella figura giunse ad ampi passi di fronte al Generale, battendo il pugno destro sulla spalla per tre volte, come usavano fare i membri dell’NKVD di fronte agli ufficiali. Il vestito, completamente nero adesso, era dotato di una maschera dalle grandi lenti e completo di respiratore. Dalla cintola che aveva in vita pendevano diversi attrezzi, tra cui un lungo pugnale dalla lama in metallo scuro e una pistola di piccolo calibro con silenziatore.

Andriej sorrise all’assassino, il quale rispose con un rantolo simile a una risata.

“Generale” esordì con quel tono gorgogliante e meccanico “Ho recuperato i dati che avevate ordinato. Sono pronto a portare a termine il mio compito”

“E allora non attendere oltre” replicò il Generale con volto cupo.

Meno che un battito di ciglia e l’assassino aveva estratto la pistola, tre colpi erano risuonati nel mattino.

Uno degli ufficiali cadde a terra, tre fori si aprivano nel suo cadavere. Due alla testa e uno al cuore. La pistola era di nuovo nella fondina. Non uno dei presenti si era mosso di un millimetro. Era successo tutto troppo in fretta. Il Sika aveva estratto e fatto fuoco senza nemmeno muoversi, allargando il braccio dietro la schiena, come non sarebbe stato possibile a un normale umano.

Un sorriso arcigno tagliava la faccia del generale da parte a parte.

“Come avrete capito, ci sono traditori in seno al nostro Glorioso Esercito. E per questo motivo non intendo divulgare gli ordini pubblicamente. Andate alle baracche, raggiungete le vostre compagnie. Al più presto riceverete ordini.”

Gli ufficiali, come risvegliatisi da un improvviso sogno ad occhi aperti, quindi ognuno andò per la sua strada.

“Caporale Sergej” richiamò Andriej “Vorrebbe farmi il piacere di fermarsi a mangiare con me e l’Alto Comando?”

Sergej si arrestò di colpo…si immaginava qualcosa del genere ma non fino a questo punto. Del resto, aveva conosciuto il Generale parecchi anni prima, quando ancora studiava all’Accademia. Si voltò per rispondere: “Mi farebbe molto piacere, Generale”

Nikolaj si voltò, i VDV ripresero la formazione per scortarlo.

Come una frustata, giunsero le ultime parole del Generale: “E porti con sé anche i suoi uomini. Ci sono molte cose di cui discutere”

La vera guerra cominciava adesso