Le avventure di Alice: ritrovo bagnato.

Author: Matteo Piovanelli / Etichette: ,


    Non avendo più aria da trattenere, fu presa dal panico. Subito non le venne in mente come comportarsi, come reagire: sapeva solo di essere sott'acqua, ma non riusciva a ricordare dove, nè come ci fosse finita. Aprì gli occhi, ed era buio. Dritto davanti al suo sguardo qualcosa di più scuro del resto si muoveva in maniera casuale. Poi le parve che ogni tanto si intravedesse qualche sorta di luccichio: stelle.
    Con tutte le sue forze Alice cercò di combattere la pesantezza che incombeva su di sè. Dopo una lotta infinita, riuscì a tirarsi seduta. Acqua le colava davanti agli occhi da delle foglie che le erano rimaste appiccicate in bilico sulla testa. La prima priorità era riempirsi i polmoni, poi le sembrava il caso di capire dove era.
    Il busto e le ginocchia non erano a mollo, così la ragazza poteva vedere che aveva indosso un vestito con una lunga gonna ed una sorta di grembiule, come quelli che aveva visto in tante raffigurazioni di Alice nel Paese delle Meraviglie. Blu chiaro, o azzurro scuro. Era seduta nella fontana del giardino sul retro di casa, ed i suoi guanti bianchi si stavano inzuppando, perciò si affrettò ad alzarsi in piedi, cercando nel frattempo di levarsi di dosso tutte le foglie appiccicaticce che prima stavano galleggiando.
    «Ehi, ma guarda qua chi c'è. Alice, figliola, come stai?»
    Da qualche parte arrivò la voce familiare della signora Maggie. Cercando intorno la trovò sul bordo della fontana, che agitava le mani per salutarla e per farsi notare. Indossava un piccolo cappello giallo, decorato da una banda di una tonalità più lucida, simile a seta. A questa erano legati in un fiocco dei fiori gialli che la ragazza non sapeva riconoscere. Portava anche una borsa più piccola dell'ultima volta, di quelle che bisogna tenere in mano perchè non hanno una tracolla utilizzabile: poco più di un grosso portafogli con molte tasche. Vederla così sorridente la faceva sembrare più giovane, ed Alice si interrogò su quanti anni potesse avere, ma si esimette dal chiederlo per educazione, ed anche perchè fu distratta dal dubbio che il giallo del cappello potesse andare bene col verde della giacca oppure no. E di cosa era la giacca, cotone spesso?
    Accanto alla chiocciola tossiva educatamente per chiedere le presentazioni un ragno elegante in doppio petto nero, che stava pulendo quella che sembrava una lente caleidoscopica, ma che certamente doveva essere un monocolo per ragni.
    La signora Maggie lo ignorò senza rendersene conto, e lui si rimise la lente davanti agli occhi destri, sorridendo in attesa del suo momento.
    «Salve signora Maggie. Sto benone, a parte che mi si restringeranno i guanti.»
    «Oh, ma quello non è un grave problema, vero?»
    «No, non credo lo sia. Cosa ci fa qui alla fontana?»
    «Sto andando al concerto. Pensavo ci stessi andando anche te.»
    «No, io non sapevo nemmeno che ci fosse un concerto. Dove lo fanno?»
    «Ma come non lo sapevi? Vuoi dire che mi ero dimenticata di invitarti, figliola mia? Oh, è imperdonabile da parte mia.»
    «Ma no, non la prenda così.»
    «Vediamo cosa posso fare...» La interruppe la chiocciola. «Sicuramente posso trovare un modo di farti entrare, visto che l'abbiamo organizzato noi questo evento, giusto Sean?»
    Sean, che naturalmente era il ragno elegante, abbozzò un lieve inchino verso Alice e poi guardò la signora Maggie in volto dall'alto delle sue lunghissime ed esili zampe, ma senza nemmeno un'ombra di superiorità negli occhi.
    «Certo Margaret.» Ed era la prima volta che la ragazza sentiva il nome dell'amica, notando tra l'altro il tono allegro del ragno, e una peculiarità nella sua pronuncia che non le riuscì di identificare. Doveva avere qualcosa a che fare con il modo in cui cui diceva le vocali, ma non era molto chiaro. «Immagino che potremo parlare con la sicurezza all'ingresso, e convincerli a fare entrare la nostra amica. Sono sicuro che non ci faranno problemi.»
    La chiocciola si avvicinò un poco ad Alice, parlandole con tono finto cospiratorio, senza preoccuparsi che l'altro stesse sentendo. «Io non avrei davvero voluto un servizio di sicurezza, ma ci hanno costretti. Fosse stato per me avremmo fatto una cosa libera per tutti, ma dicono che non possiamo fare entrare quanta gente vogliamo nel pozzo, che dobbiamo stare sotto un certo numero nel caso succedesse qualcosa. Tutte noie burocratiche.»
    «Ohoh» rise il ragno «Ma vecchia mia, sai che chi sarebbe venuto verrà comunque, quindi che problema c'è?»
    «È... tipo una questione di principio, credo. Comunque», tornando a rivolgersi alla ragazza, «Abbiamo fatto una vendita dei biglietti, e tutto il ricavato va in beneficenza.»
    «Dille a chi, dille a chi.» Le disse Sean, punzecchiandola leggermente con un gomito mentre una luce di fierezza gli brillava negli occhi.
    «Ci stavo arrivando...»
    «Alla Golden Cookies League.» Proclamò il ragno anticipandola e distendendo le zampe per portarsi nella posizione più elevata possibile da cui rendere il mondo partecipe. «Non è fantastico?»
    «Immagino di sì... in realtà non conosco questa gente...» Gli occhi del ragno, che si erano appuntati con una passione cocente in quelli di Alice parvero spegnersi mentre lei parlava. Il ragno si ritirò un po' in sè, compostamente, cercando di celare la propria delusione.
    Intervenne la chiocciola: «La Golden Cookies League è... È difficile spiegare cosa è... Sono un gruppo di appassionati che preparano biscotti secondo la ricetta danese originale, e poi si mettono agli angoli delle strade, e li regalano alla gente che li vuole, quanti ne vuole.»
    «Ma... io credo sia fantastico!» L'attenzione del ragno, che aveva annuito mogio alle parole della signora Maggie, sembrò ritornare, ed anche la sua allegria ricominciò a trasparire del suo sguardo. «Tutti dovrebbero sempre avere dei cookies danesi, di quelli al burro: sono buonissimi.»
    «Margaret,» disse Sean, «credo di adorare la tua amica.»
    Alice si trovò in imbarazzo per l'aperto complimento, ancor più per il fatto che proveniva da una persona (un animale in realtà, ma non le pareva il caso di badare a queste sottigliezze, visto che anche la sua confidente lo era) a cui era appena stata presentata. Chinò lo sguardo arrossendo appena un poco, e così non potè subito vedere da dove arrivava la voce che si unì alle loro.


    «Ecco, sapevo che sareste stati da queste parti, ma sinceramente speravo di non dovervi incrociare.»
    La ragazza sperava che ci fosse uno scherzo, una battuta, in quelle parole, ma il tono con cui erano state dette da quella voce burbera, faceva solo pensare il contrario.
    Comunque, prima che lei potesse appuntare gli occhi sulla creatura che era arrivata con tale infelice saluto, Sean replicò: «Sei sempre gentile come la grandine, eh Walter?»
    Walter si rivelò essere un grosso lupo grigio, con un paio di occhiali dalle lenti piccole, circondate da una montatura dorata, e un vestito dall'aria costosa e antiquata, che ad Alice parve decisamente troppo pesante per la stagione, di una tinta appena distinguibile dal pelo dell'animale, essendo questo di poco più chiaro. Reggeva in mano un cappello a cilindro, evidentemente parte di un completo col vestito, e guardò il ragno con uno ghigno malevolo e minaccioso che portò il piccolo aracnide a vacillare impercettibilmente.
    «Via, Sean, Walter, signori,» Si intromise la signora Maggie, «Non vorrete mica mettervi a discutere e litigare? È una serata di festa, oggi.»
    «Bah» commentò l'ultimo arrivato, indossando il cappello e prendendo da un taschino un accendino di metallo ed una sigaretta (la qual cosa fece venire voglia di fumare anche ad Alice, che comunque si trattenne dal chiederne all'animale) «Fosse solo per me io non sarei neppure qui con la vostra piccola boheme, ma mi starei godendo il poker in un ambiente ben più piacevole.»
    «E allora perchè», chiese la chiocciola, «sei venuto fin qui? Potevi risparmiare di degnarci della tua presenza.»
    «Sai com'è, le buone azioni non passano mai impunite.»
    Alice avrebbe voluto chiedere cosa intendesse dire, ma il lupo continuò: «Ma dimmi Margaret, chi è questa tua amica che se ne sta coi piedi a mollo a rovinare un paio di stivali, vestita come fosse appena uscita da una lezione di storia nella scuola di una fantasia vittoriana?»
    La ragazza si accorse in quel momento che in effetti non era ancora uscita dalla fontana, e si affrettò a rimediare, mentre la signora Maggie faceva le dovute presentazioni.
    «Questa è Alice, Walter, una mia amica. Alice, questo è Walter, e non posso dire che sia un mio amico.»
    «Salve Walter.»
    «Oh dio, ragazza, che diavolo hai in testa?» disse il lupo con tono tra lo scandalizzato ed il disgustato, «Una signorina a modo dovrebbe avere un'acconciatura, e non dare l'impressione di essere appena uscita da una seduta col giardiniere di un parrucchiere.»
    «Non essere screanzato, ora, l'hai appena conosciuta.» Lo redarguì il ragno.
    «Screanzato?» rispose Walter apparendo offeso, e offeso per lui voleva anche dire sul punto si essere arrabbiato, «Sono semplicemente sincero. La sua famiglia non dovrebbe permetterle di uscire in quello stato. E guardate poi come ha ridotto quel povero vestito: vergognoso.»
    Alice era un poco intimorita da quell'animale, un poco umiliata dalle sue parole, ed entrambe queste sensazioni la facevano arrabbiare.
    «Come osi giudicarla senza neppure conoscerla, solo in base all'aspetto» si inalberò la signora Maggie in sua difesa. «Chi ti credi di essere te? Anche con tutti i tuoi soldi rimani un cane pulcioso.»
    Ora il lupo era palesemente arrabbiato, e non faceva alcuno sforzo per nasconderlo: mostrava i denti ringhiando, ed il pelo gli si era drizzato tutto. «Come osi tu dare giudizi, quando tuo marito Robert e te non riuscite nemmeno a vivere nella stessa casa, e ve ne portate due diverse?» Sean sembrava essere sul punto di intervenire, ma uno sguardo di Walter lo ammutolì, facendolo piccolo piccolo. «E tu, cosa pretendi di parlare, tu sciocco pittore fallito di un alcolista? Le tue tele sono a malapene buone a prendere la polvere negli scantinati.»
    A questo punto anche la ragazza aveva perso le staffe, e rispose all'animale con altrettanta rabbia di quanta ne aveva mostrata lui. «Stai zitto lupo cattivo! Se sei arrivato qui solo per offendere ed insultare, puoi anche andartene al tuo lurido tavolo di poker, con altra gente schifosa quanto te.»
    Walter fece qualche passo verso di lei, minaccioso, ed Alice fu sul punto di rimpiangere le sue parole. «Non ti permettere piccola stronzetta egoista, che pensi che le cose debbano sempre andare come vorresti.»
    Probabilmente di già il lupo era pronto a saltarle addosso, ma si bloccò stupito quando il cappello gli volò via di testa e nella fontana, colpito da qualcosa proveniente dalle sue spalle che rotolò poco più in là, appena fuori dal campo visivo della ragazza. Il cambio nell'espressione dell'animale fu così rapido e totale, che avrebbe scatenato uno scoppio di ilarità in Alice se non fosse stata ancora arrabbiata (e spaventata), mentre fece uscire risate in sordina tra le mani che la chiocciola ed il ragno avevano usato per trattenerle.


    «Chi cazzo ha osato?» Gridò Walter, in un crescendo di rabbia, mentre si voltava a vedere chi potesse avergli giocato quello scherzo.
    La ragazza guardò nella stessa direzione, e fu non poco sorpresa di trovarvi appoggiato a grattarsi soddisfatto contro una betulla un orso tutto vestito di stracci impolverati, che sorridente si sistemava in testa un ampio e tondo cappello di paglia.
    «Brutto schifo che non sei altro, che cosa diavolo mi hai tirato?» gli grignò il lupo, che dava l'impressione di conoscerlo.
    «Un pomodoro.» gli rispose l'altro, come se fosse la cosa più naturale ed la contempo la più simpatica del mondo.
    «Un pomod...» cominciò Walter, la cui rabbia pareva poter crescere ancora, ma poi si interruppe, come se gli fosse improvvisamente venuto in mente un qualche dettaglio fondamentale. «Non intenderai mica "quel" pomodoro?»
    «Sì, certo. Quello avevo.»
    Ora il lupo non seppe più trattenersi, e si lanciò alla carica contro l'altro animale, che non perse però il suo sorriso. Proprio nell'istante in cui la bestia furibonda spiccò il balzo letale per azzannare l'orso, questi parve perdere il suo appoggio contro l'albero e scivolò a terra, mandando a vuoto l'aggressione.

5 commenti:

Matteo Piovanelli ha detto...

penultima parte, direi

Jager_Master ha detto...

ora come ora sono spiazzato. non so immaginare come tu la possa risolvere. cmq carino fino ad ora.

anche se sei una ragazzina che si fa le pippe.

Jager_Master ha detto...

(cmq nota sparsa.
Ho idea nuova, ma è storia a se stante, appena all'inizio. quindi boh.
Ma gradirei continuare a spipponare sui racconti vecchi.

Ennesimo richiamo all'ordine. Tutti sordi?)

Matteo Piovanelli ha detto...

sì, tutti sordi.

comunue, ora che vado in vacanza, non appena finisco di scrivere roba per altri (tra cui te, jager_master), vedo se riesco a fare qualcosa.

esper, o conrad... vedrò

Jager_Master ha detto...

molto dipenderà da inglese, appunto.
Ma conto nel mese di agosto di darci dentro anche con blogorroici.

culo.