Tic Tic non ti fermare / [Malinconia]

Author: Jager_Master / Etichette: ,


L'animo è quello di una foglia che al 20 ottobre si stacca e cade nella terra bagnata, assieme a tante altre.
Mentre apre il portatile e osserva la lucina verde dell'avviamento, pensa che renda bene l'idea e sarà la prima frase che scriverà sul "nuovo foglio 1".
Fuori è pioggia incessante, rigoli insistenti sulla finestra, che non si riesce nemmeno a capire che immagini ci siano al di là del vetro: perfetto, dice.
Sono le 7:46 di mattina, e per essere una domenica è strano. Normalmente a quell'ora dorme, figuriamoci nei giorni di riposo. A rifletterci bene, saranno mesi che non vede un 7:46 digitale.
Il pigiama è ancora caldo, non se lo toglie. Mentre la pagina word è bianca e pulsante, si avvia in cucina per tornare con caffè in una tazza enorme e un biscotto uno. Che facilmente neanche mangerà.

Non gli piace sbriciolare a letto (non lo mangerà) e sposta il portatile sulla piccola scrivania, poi accende la lampada da tavolo. La tentazione è di spegnerla,tanto è triste la poca luce che irradia, ma è proprio la tristezza nell'animo che va cercando, che alimenta a legnetti secchi. La poca luce, di per se, è meglio della benzina.
La lascerà così fino alla fine, con i raggi bagnati che entrano dalla finestra a umiliare la lampadina da 20 w (a risparmio energetico). Perfetto. Perfetto.
Gli viene quasi da piangere.
7:58, il cd è lo stesso, volume sempre sul 15, salva il file sul desktop con un nome provvisorio: "malinc01", tanto per evitare che si chiuda perdendo tutto (ma poi alla fine...butterà lo scritto di sua mano o terrà salvato?).

E' la prima volta che scrive di domenica mattina, ma i sogni della notte sono peggio di sferzate secche, il più delle volte lasciano segni per tutto il giorno. Figuriamoci alla mattina che cosa può avere nell'animo uno che ha appena sognato la malinconia.
Figuriamoci se si perde la possibilità di scriverlo.
La malinconia.
Difficile da spiegare, ma i polpastrelli cominciano a viaggiare, tralasciando punteggiature e introducendo descrizioni e vortici di pensieri, girando attorno a quel termine così vago ma così vero. Così vicino.
L'ho sognato, te lo racconto. Lo sto vivendo, te lo spiego.
Malinconia, dice, non è una donna col volto nel cuscino, ma è un ragazzo che guida in silenzio senza accorgersi che sta viaggiando perchè la testa è piena di zabaione.
Non è l'essere soli, non è il non avere una donna: è il sentirsi tremolanti pensando ad un volto sconosciuto, senza un nome.
Non è piangere ininterrottamente, quella è la disperazione. Non è il non riuscire a sorridere o il volersi chiudere in casa, magari tagliandosi le vene. Quella è depressione, ragazzo mio. Eggià.
Malinconia è un pianoforte non accompagnato, è questa finestra alla mia sinistra, è il sorridere se l'amico ti racconta una gran bella battuta, ma dentro sei come la foglia di prima.
Rido, perchè ti voglio bene, amico mio. Perchè mi vuoi bene. Ma ho lo stomaco più piccolo di una tazzina, sto facendo fatica: ma lo nascondo benissimo, ammettilo.

Le dita non corrono: di più. Sono un intercity, un razzo, un bolide. Pezzi di punteggiatttura persi per strada, le letere dopie dimenticate o messsse a caso dietro di se le virgole non si metono che a rilegere ci perdi il fiato non capisci dove è inziata la frase ma che importa no non me ne frega niente.
Per raccontarti l'animo concedimi deviazioni letterali, non mi sono dimenticato la sintassi, stai tranquillo. Solo, ora non serve.
Hai capito cosa voglio dire?
Mi sono svegliato con una voglia di piangere, ma non riesco. E' questa la malinconia.
E' strozzare il riso e curvare a fatica gli angoli della bocca.
Hai presente avere le scarpe e le calze bagnate? Malinconia è averne una sola inzuppata.
E' studiare su slide fotocopiate, è notare la polvere sui tuoi 3 libri preferiti, è una foto del liceo in cui non ti riconosci più. E' quello a fianco a te nella foto, perchè non sai attribuirgli un nome.
E' quel fantasy nel quale ti rifugi, è quel ritaglio appeso alla parete, con poco nastro adesivo. E' lì dalla terza liceo. Ormai non ti dice più niente, ma quando lo avevi appeso era tutto.
E' un uomo che non crede più in dio, ma segnato dai tempi ne sente il vuoto permanente. E ripensa a quando aveva qualcuno a cui aggrappartsi.

Il pianoforte sale di tono, di ritmo, aspettava solo questa track04 per dare l'ultimo colpo di tastiera
prima di chiudere ancora il portatile, la sua "chiusa parentesi" personale.
Gli cresce un piccolo sorriso sulla bocca, perchè questa canzone è l'aspetto più dolce della malinconia, gli fa dimenticare gli aspetti più grigi (la malinconia non ha nero) e affiora il colore, un pò vago, fra le maglie scure (la malinconia non ha bianco).
E' svegliarsi col collo sudato, perchè nell'agitarsi del sogno ti sei rifugiato sotto le coperte. Il perchè è chiaro, non volevi far vedere che anche nel sonno stringevi i pugni. Farti vedere da chi? Sei solo. Ecco, anche.
E' quel calzino, appena sveglio. Buttato la dalla sera prima.
E' quel termosifone caldo in una stanza ancora fredda, è quella camicia senza colore.
Hai mai fatto caso che quando sei malinconico anche la camicia col colore lo è?

E' ieri sera, con un bicchiere di brandy in una mano, le ciabatte a piedi.
Una sbronza da solo mentre guardi la tv o finisci quel capitolo. Non pesante, molto molto leggera. A pensarci bene, è questa l'immagine migliore. Una sbronza che più leggera non si può, giusto per finire una bottiglia a metà.
E' svegliarsi in piena notte su quel divano, l'albero di natale ancora da spegnere. Raccogli la bottiglia
vuota da terra, annoti una fitta alla testa che passa e va.

Malinconia è una bevuta leggera, da solo. Leggera perchè non vuoi dimenticare il pensiero dentro ad una sbronza forte. Ma bevi perchè quel pensiero lo vuoi urlare a te stesso finchè hai voce.
Da solo perchè nessuno può o vuole condividerlo con te. O perchè non hai nessuno. Vero?
E bevi lo stesso perchè è l'unico modo per uscire dalla tua testa e guardarti da fuori, ed essere finalmente due.
Uno di fronte all'altro e compiangerti.
In silenzio vi guardate in faccia, senza dire niente.

Dal divano, al letto, dopo aver spento l'albero.
Fuori ancora piove. Pioverà anche domani mattina.
Questa volta, salva con nome.

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3 commenti:

Matteo Piovanelli ha detto...

sul serio, barf
credo tu scriva molto meglio questo che non fantasy. E non voglio dire che tu scrivi male fantasy. Ma questo è più te.

Jager_Master ha detto...

può essere, va a gusti.

in effetti stavo provando una tecnica diversa: non ho molto da spartire con il tipo di cui parlo in questo racconto, ma il senso è che estremizzo alcune sensazioni (che peraltro proviamo tutti) e le faccio scrivere a lui.

cmq mi fa piacere che piaccia.
ma conrad ha il cazzo + lungo.

Matteo Piovanelli ha detto...

mezzorco