ATTO PRIMO: Il Mago, Il Demone e La Nave.

Author: The_Dreamer / Etichette: , ,



Abisso.
Dove le fiamme del fuoco infernale lambiscono senza sosta le folle dei dannati.
Dove i venti ustionanti strinano le carni di coloro che peccarono in vita.
Dove quindici anni fa la Tralsazione Planare operata dal Concilio dei Maghi trasferì erroneamente il Palazzo Arcano.
Le guglie una volta color del cielo delle bianche torri di alabastro sono ora spente, e le torri stesse invecchiate e annerite dai lapilli che incessantemente piovono dal cielo.
Le urla dei dannati e le grida dei demoni risuonano in ogni dove, tormentando il sonno e i sogni dei mortali che lì ancora dimorano sopravvivendo come possono.
Nella più alta delle Torri, la tredicesima, conosciuta dai maghi come il Nexus, il Concilio ha da poco operato una Traslazione; dopo anni di esilio in un luogo dimenticato dagli dei, i tredici maghi sono ritornati a Selenia, pronti a parlamentare con la popolazione il suo attuale reggente, a scusarsi per il passato e, in qualche modo, a riparare al danno fatto.
Avvertendoli.

Ma non è tempo per queste cose.
Adesso viriamo ad ovest rispetto al palazzo, proseguiamo dalla Piazza Azzurra fino al Quartiere degli Alchimisti.
Laggiù, diverse figure si stagliano contro la luce del mare di fuoco che incessantemente fluisce nelle gole abissali.
Laggiù si sta combattendo, come ogni giorno, per sopravvivere.

Lampi di fuoco.
Lentamente riprendi coscienza di quello che ti circonda. L'impatto è stato tremendo, e senti ancora l'odore di carne bruciata.
La tua carne.
Lei ti solleva prendendoti per un braccio. Non è gentile, né particolarmente educata. Ma del resto non può fare altrimenti.
Ti schiaffeggia, e ti dice qualcosa.
Questo se lo poteva evitare.
Scuoti la testa e ti convinci a riprenderti, consapevole del fatto che metà della tua unità è stata annientata, e che solo grazie a lei adesso sei vivo.
Però ragazzi...le sta davvero bene quell'armatura nera...

Il ragazzo sollevò un braccio, portandolo alla testa. Si asciugò il sudore dalla fronte, o perlomeno pensò di farlo, dal momento che cenere più sudore vuol solo dire una bella maschera di fango.
Come folgorato da un lampo di coscienza, fece scattare l'altra mano alla sua destra e quando le sue dita si posarono sulla copertina in pelle del pesante libro sospirò, soddisfatto.
Nel frattempo la donna si guardava intorno, sospettosamente. I suoi rossi occhi, che avevano in qualche modo del felino, saettavano a destra e a sinistra, come in cerca di qualcosa. Reggeva con entrambe le mani una grossa ascia dalla lama dentellata e ricurva, la cui foggia ricordava molto l'armatura ad anelli che le copriva il fisico scattante.
Lui si scoprì a guardarle il sedere.
Lei fece guizzare la coda, come per schiaffeggiarlo.
“Guardami ancora una volta, Caleb e ti prenderò a sberle con QUESTA” disse accarezzando l'impugnatura dell'arma e voltandosi a fronteggiarlo.
Caleb fece un passo indietro, imbarazzato, e osservando da un'altra parte fece finta di non aver sentito, contendo del fatto che non si fosse accorta che mentre lei lo ammoniva, lui aveva gettato un occhio anche al seno.
“Dovremmo muoverci Eris” bofonchiò Caleb, per poi riprendere con voce più ferma “l'unità di Raylord è sicuramente in difficoltà. Dobbiamo rinforzarli con i sopravvissuti della mia...o almeno quello che ne rimane”.
La mezzodemone (“Perchè questo è, una tiefling, metà donna metà demone!” pensò Caleb cercando di non trovarla attraente), sì voltò e velocemente prese a scalare le pareti del cratere in cui erano finiti.
“Va bene, Mago” pronunciò con tono canzonatorio “ma, e questo non te lo dimenticare, il mio nome è Tormento...e vedi di non guardarmi di nuovo il didietro mentre cerco di risalire!”

La battaglia tra le forze del Palazzo e i demoni proseguiva ormai da diverse ore e mentre i combattenti mortali erano stremati, gli esseri infernali non parevano risentire della fatica. Tra le loro fila quelli che più preoccupavano lo schieramento dei difensori erano grossi esseri del tutto e per tutto identici agli scorpioni...solo grossi come cavalli e, naturalmente come tutto in quel posto schifoso, in grado di emanare fiamme.
I soldati semplici del Palazzo, conosciuti come i Giovani Scudi, avevano formato una doppia linea difensiva attorno a uno degli edifici più stabili e resistenti del quartirere, costruendo barricate con legname, calcinacci e, talvolta, pile di cadaveri di entrambi gli schieramenti. Le regole dell'etica come quelle di una morte degna in battaglia erano le prime a cadere nell'oblio, come sempre.
L'edificio in questione era un vecchio magazzino a due piani, stipato ormai troppo tempo fa da casse contenenti le più rare e ricche merci dei regni circostanti le terre di Selenia: stoffe e sete preziose dalle terre di In'jan, dove gli uomini hanno gli occhi a mandorla e si impongono la morte per questioni d'onore; gioielli e gemme del più raffinato artigianato nanico ed elfico; spezie e polveri alchemiche usate in cucina come in magia.
Ad oggi, ciò che restava erano vieppiù arnesi dediti alla guerra, tra cui un grandissimo quantitativo della temuta Polvere Nera, ritrovato della tecnica nanica in campo di escavazioni.
Un piccolo quantitativo era in grado di rompere piccole rocce, mentre con dosi più consistenti si poteva persino minare la stabilità di una montagna.
Per questo le legioni infernali erano attirate da quel luogo: un attacco mirato avrebbe distrutto l'intero quartiere con i suoi difensori, con perdite trascurabili per i demoni, che avevano dalla loro il numero pressochè infinito.
Mentre al di fuori dell'edificio le reclute e i veterani combattevano fianco a fianco, strisciando al coperto, lanciandosi all'attacco e conducendo eroiche azioni di salvataggio, all'interno le unità dedicate allo sgombero si affrettavano il più in fretta possibile a recuperare i barili di Polvere e a caricarli nella stiva della Majesty, la nave volante orgoglio della flotta del Palazzo.
Lunga trecento metri, costruita con legno proveniente dalle foreste incantate dei Monti Argentei, la superficie intera incisa di rune rosso fuoco atte a difendere lo scafo e concedergli di volare, ospitante quasi un centianio tra personale di bordo e incantatori dediti alla guida, la vetusta nave aveva ormai 200 anni.
Ma ancora svolgeva a dovere il suo lavoro.
Sul soffito piatto e spoglio del magazzino era stata disegnata una luminescente runa arancione, e nel momento in cui i barili venivano poggiati su di essa, automaticamente levitavano verso l'alto, dove restavano sospesi a galleggiare finchè di bordo non venivano calate le reti e pescati.
A una finestra della cabina di poppa, il comandante Artemis sorvegliava le operazioni di carico, scrutando il cielo in cerca di possibili minacce.
Poi, con movimenti lenti e misurati, raccolse il calice di brandy speziato che stava sulla mensola al suo fianco.
Ancora il pilota non era arrivato.

Tormento correva scattando agilmente nonostante l'armatura di metallo, per la verità nemmeno così pesante. Per Caleb era impensabile che un essere potesse essere tanto veloce con così tanto metallo addosso. La vide saltare oltre una barricata di legno lanciando un grido e sollevando l'ascia sopra la testa, per poi schiantarla sulla testa a un demone di quelli piccoli e leggermente corazzati, quelli che i soldati chiamavano Legionari.
La faccia coperta di sangue, lei lanciò un ruggito e corse nel mezzo dello schieramento dei demoni, amputando teste, gambe e braccia senza particolare difficoltà.
Caleb si concesse un momento per osservare quello spettacolo, quella rossa valchiria che impunemente massacrava i suoi simili, senza rimorso alcuno, anzi quasi divertendosi.
Poi, con un mezzo sorriso, si volse verso i suoi uomini, ordinando di schierarsi e avanzare. Formarono una linea compatta di scudi, con la seconda linea pronta a colpire con le lance.
Rimasto solo in quella che fino a poche ore fa era la terza linea, formata dagi incantatori ormai decimati da un colpo di catapulta giunto da chissà dove, Caleb iniziò a sussurrare le parole di un rituale di Scudo, tessendo i fili della magia in maniera impalpabile. Mentre la linea avanzava, attorno a loro iniziarono a piovere sfere di fuoco infernale.
Senza cedere un passo i soldati avanzavano sicuri, protetti da una coltre invisibile di energia. Ogni tanto lo scudo cedeva in un punto, dove la volontà di Caleb non poteva focalizzarsi poiché da solo, e un soldato cadeva incenerito dalle fiamme, ma gli altri continuavano a mantenere la formazione.
Poi impattarono.
Come un sol uomo, una ventina di lance colpirono nel fianco della Legione, quasi come colpire una bestia mitologica alle costole, e aperto un varco, iniziarono a filtrare all'interno, impugnando le spade, pronti al conflitto corpo a corpo.
Era proprio ora che la forza di Caleb diventava debolezza. I Maghi non sono proprio propriamente persone dedite al combattimento, come non mancava mai di fargli notare Tormento. Quando veniva il momento della mischia, dell'odore del sangue e dell'acciaio, del dolore fisico e della fatica, Caleb esitava.
Restando come meglio possibile alle spalle dei propri uomini, si spostava da un punto all'altro del campo, scagliando dardi di ghiaccio elementale con poche parole e gesti arcani.
Alla sua destra, Tormento era circondata da Legionari, i quali mantenevano però almeno un metro di distanza, formando un cerchio pressochè perfetto attorno a lei.
La temevano, ma diversamente da come la temeva lui.
Alle spalle della tiefling, un Legionario ansioso di perdere la vita si lanciò su di lei a spada tratta.
Senza voltarsi, Tormento puntò un braccio verso di lui e il demone prese fuoco. Ridendo come un demente e proferendo alcuni insulti in lingua Infernale, il demone all'inizio parve non accorgersi delle fiamme.
Caleb ebbe come un'epifania, un momento, un secondo in cui il tempo divenne sospeso, mentre percepì l'incantesimo della tiefling perndere forma.
Come se quell'istante, cristallizzato, riprendesse poi a fluire nel corso del tempo senza preavviso.
Improvvisamente il demone venne lanciato indietro da una forza invisibile ed esplose in mezzo ai suoi compagni, aprendo un buco nella figura.
Gli altri si fecero meno sicuri e, dopo alcune parole sibilate tra loro, in molti si voltarono e cominciarono a correre.
I soldati del Palazzo, esultanti, iniziarono ad abbattere i fuggitivi, mentre Tormento, scrollandosi sangue e pezzi di demone di dosso, raggiungeva Caleb a passo tranquillo.
“Sembrano tosti” disse indicando i cadaveri “ma in realtà sono dei finocchi. Ricordatelo, la prossima volta che ti fai quasi ammazzare”.
Il ragazzo sbuffò:”Devi sempre ricordarmi quella volta sulle Pianure di Vetro? Sono stufo di quella storia!”
“Quella volta e quella dove ti hanno quasi sbudellato sulla Piazza Azzurra...già” replicò lei “Non mi hai ancora restituito il favore”.
Caleb si fece cupo in volto, non tanto per il commento sprezzante ma perchè tutte le volte che gli rinfacciava quelle situazioni si sentiva inferiore a lei...debole e infantile.
“Fratello Caleb!” risuonò la voce familiare di Raylord alle sue spalle. Caleb si voltò di scatto, facendo ondeggiare le sontuose anche se lacere vesti rosso e oro. Raylord giaceva a terra, con una tempia ferita. Due soldati si apprestavano a sollevare una barella su cui era adagiato. A passi svelti, il mago dalle vesti rosse raggiunse il suo fratello ferito.
“Fratello Raylord. Ti senti bene? La tua unità è salva?” chiese
“No” replicò il secondo “ci hanno inflitto un duro colpo, e se non foste arrivati voi adesso non avrei nemmeno più quel pugno di uomini. Ti devo la vita, Fratello. Ma adesso ci sono questioni più importanti”
Tormento si fece vicina a Caleb, mentre Raylord parlava, e il ragazzo sentì le guance avvampare di timidezza sentendo il suo corpo così vicino a lui.
Raylord continuò:”La Majesty è sotto attacco al Quartiere degli Alchimisti. Gli serve un Mago che possa pilotare la nave Caleb. Io stavo cercando di raggiungerli proprio per questo ma...adesso temo di non esserne in grado. Prendi questa” disse mettendogli in mano un pezzo di cristallo non più grosso di un fiammifero “è una...”
“Una Chiave Armonica” finì Caleb “lo so. Ho studiato come funzionano. Permettono ai Maghi che pilotano la Majesty di agire in simultanea, così da evitare azioni contrastanti. Ma Raylord io non posso pilotare la Majesty. Non l'ho mai fatto”
Raylord divenne duro in volto in un istante:”Ascolta Fratello. Viene un momento in cui ognuno di noi è chiamato a dominare energie potenti e caotiche. Anche tu ci sei passato, o non indosseresti quelle vesti. Adesso devi nuovamente apprendere. So che è un grande peso, molte vite dipendono dalle tue azioni. Ma DEVI, capisci?!?”
Caleb strinse il cristallo con forza. Una nota flebile, quasi impercettibile, si levò nell'aria a quel gesto.
“Tenterò fratello. Tenterò”

8 commenti:

Jager_Master ha detto...

parte del racconto di Conrad?

The_Dreamer ha detto...

serve ancora qualche passaggio.
A breve farò in modo di fondere i due mondi in un unico setting fantastico come avevamo accordato.
poi discuteremo le modalità di incontro

Matteo Piovanelli ha detto...

bello bello.

Jager_Master ha detto...

si, anche se i tempi, i modi e i toni sono diversi. chiaro io e te scriviamo diversamente, ma ho avuto l'impressione che stiano su due piani diversi i racconti (non intendo di importanza, o di piacevolezza nella lettura o cose del genere, ma nel senso che sembrano proprio parlare di due cose diverse).

Il mondo resta fantasy, ma i racconti sembrano parte di due libri diversi.
Chiaro, manca il collegamento che hai detto arriverà.

Comunque di per se, è bello.

The_Dreamer ha detto...

lo so, punto alla guerra in ogni racconto.
e mentre alle volte descrivo troppo, quasi in maniera pressante, alle volte tralascio completamente descrizioni utili alla narrazione.
però, ragazzi se mi diverto

Jager_Master ha detto...

non penso ci sia una descrizione buona o cattiva, in questo caso. anche xche sai tu che cosa arriverà dopo, e cosa è bene raccontare e cosa no.

Per il resto, aspetto la seconda parte per incamerare i dati giusti: a quel punto vedremo di fare i collanti (se serve) o continuare sulla stessa riga.

in sostanza: ok, continuiamo.

Jager_Master ha detto...

ah. etichetta giusto il racconto, se fa parte di conrad

Anonimo ha detto...

good start