Conrad il druido - 4

Author: Jager_Master / Etichette: , ,

Cominciò a piovere, l’aria pregna di umidità, il muro d’acqua praticamente insopportabile. Conrad camminava da ore, sempre a testa bassa ripensando alle sue parole al villaggio e alle reali conseguenze che avrebbe portato il consiglio.
Prendendo a male parole Mistier non aveva detto falsità: quello che avrebbe deciso con gli altri druidi avrebbe portato realmente distruzione o nuova vita nel mondo degli uomini. E delle altre creature, ovviamente.
Certo, l’uomo avrebbe subito maggiori sofferenze, perché ormai si era seduto nella realtà attuale, un popolo “vecchio”,bolso e debole, attaccato solo al metallo, alla ricchezza, ai piaceri della vita, e aveva perso il lume della ragione. Non sarebbe stato in grado di reagire ad una forza tremendamente superiore alla sua.
Non capivano gli umani, non capivano. La natura prima o poi avrebbe preteso ciò che aveva elargito. In prestito. Perché la natura non regalava nulla.
Stinse i pugni e i denti, in una smorfia di rabbia. E lì si accorse che ormai erano ore che camminava ed era inzuppato completamente.
Non che fosse un problema, aveva attraversato zone selvagge in condizioni peggiori, come quella volta che con Chek era andato a piedi sulla Monte Neve, e aveva dormito in una grotta senza riparo e con una tormenta mai vista da occhi umani.
I rigoli d’acqua e le gocce erano poca cosa.
Si fermò e si guardò attorno, ma col buio e la pioggia non vedeva quasi nulla. Si girò verso Chek e lo intravide sornione e tenerissimo dentro quel pelo bagnato, mentre sbatteva ripetutamente le palpebre per non farsi colare l’acqua negli occhi.
Conrad sorrise, e si diresse nella boscaglia, lontano dal sentiero. Camminò ancora per qualche minuto finché trovo dove dormire: davanti a lui una pozza d’acqua che stagnava sotto il getto della pioggia e di una piccola cascata.
Era acqua pulita, su di un fondale di qualche metro.
Aprì le mani e una luce giallo-verde scaturì dalle dita in un intreccio di nastri e dardi colorati. Chiuse gli occhi qualche istante e quando li riaprì si diresse verso il laghetto ormai vuoto, con l’acqua che sostava paziente ad un paio di metri di altezza sul livello del bordo.
Camminava piano, Conrad, osservando come il fondo fosse asciutto, senza traccia di umidità, terra morbida perché bagnata da poco. Mosse ancora le dita come ad indicare qualcosa sul fondale e da questo si alzarono sottili fili d’erba che intrecciarono un morbido prato d’erba sul quale Conrad si posò. Il laghetto scese delicatamente a pochi centimetri dal bordo, lasciando uno spiraglio per l’aria.
Dormì sereno, addormentandosi quasi subito; sopra di lui un tetto d’acqua fermava l’acqua.
Ma a Chek non piaceva dormire sotto l’acqua: era in perenne tensione. Così decise di mettersi sotto una roccia della cascatella, dalla quale poteva vedere il suo padrone dormire. Quando decise che Conrad era già nel mondo dei sogni abbassò il folto testone fra le zampe, e in poco tempo si addormentò anche lui.

La mattina seguente Conrad si svegliò perfettamente riposato dopo quattro o cinque ore di sonno sereno. Si alzò ed uscì dal suo giaciglio saltando il bordo del laghetto.
Poi si girò e con un breve movimento delle tozze dita comandò all’acqua di scendere al suo livello normale.
Poi si stiracchiò, sorridendo a Chek che lo osservava seduto sotto un albero. Dagli occhi soddisfatti il druido capì che aveva già fatto colazione.
Mise la mano nel suo sacco che aveva a tracolla e ne tirò fuori una mela e un pezzo di pane secco. Masticando allegramente riprese il cammino.
La breve colazione e il cielo sereno ristabilirono il buonumore del mezzorco, che quasi si dimenticò della discussione al villaggio del giorno precedente e delle amarezze che aveva coltivato nel cuore durante la notte.
Camminò fino a tarda mattinata, quando il sole era già alto nel cielo; l’erba era asciutta praticamente ovunque, e poche gocce coprivano ancora le foglie più nascoste degli alberi.
L’aria fresca spazzava il cielo e fra gli alberi volavano ancora uccelli e farfalle: era un momento sereno e felice e Conrad di questo si rallegrò, chiedendosi per quanto ancora avrebbe potuto godere di questo.
Il consiglio era a poche ore di cammino, ormai c’era, ed aveva annullato il ritardo per la caccia al cinghiale. Pensava ai compagni del consiglio e a chi avrebbe visto.
Camminava sereno, Conrad. In Armonia col mondo.

Di certo non sapeva di essere in compagnia, altrimenti avrebbe perso certamente il sorriso. Occhi vigili, di un azzurro cielo, quasi gelidi, lo osservavano da ore, forse da giorni.
E anche quando diede l’ultimo morso alla mela prima di sotterrarne il torsolo, neanche un suo movimento sfuggì a quegli occhi vigili e attenti.
Chek non sentì nulla, nè odorò nulla, e questo fu un male.
Ma nessuno era in grado di vedere nè sentire Atholas, se lui non voleva. E Atholas non voleva. Mai.
Conrad sparì all’orizzonte, lasciando dietro a se un immenso campo di grano giovane e si inoltrò nel boschetto.
A centinaia di metri di distanza, ancora prima del campo di grano, un essere agile scese dall’albero sui cui era appollaiato da ore. Aveva aspettato Conrad, sapendo del suo passaggio, lo aveva osservato quando aveva camminato sotto di lui, e lo aveva visto allontanarsi all’orizzonte.

La mano sottile e capace raccolse un pezzo di terra, e la portò al naso. L’odore di Conrad era inconfondibile e schedato dalle narici di Atholas. Buttò il mucchietto a terra, si abbassò all’altezza del grano e corse rapido e silenzioso osservando le tracce e sentendo l’odore.
Coperto di fango, Atholas correva veloce e invisibile, dietro a due viaggiatori ignari.
Correva Atholas. Sicuro e infallibile. Come il vento. Come il fuoco. Come la morte.

8 commenti:

Jager_Master ha detto...

Fatto. ora tocca a qualcun'altro. E io cambierò storia. devo ancora scegliere...però.

Matteo Piovanelli ha detto...

elfi... bah

Jager_Master ha detto...

minchia sei fissato con gli elfi. li vedi dappertutto. Ma ti hanno violentato da piccolo?
voglio dire...una volta che NON è detto sia un elfo...lui lo fa diventare elfo.
mah.

Matteo Piovanelli ha detto...

allora scusa.

però, sinceramente, cosa hai pensato che sia Atholas? Con un nome del genere a me pare che possa essere un elfo o un detersivo...

Matteo Piovanelli ha detto...

inoltre, hai subito capito a cosa mi riferivo perchè evidentemente lo pensavi anche tu

Jager_Master ha detto...

certo che lo pensavo. ma non ho voluto forzare il personaggio. chi farà il capitolo 5 deciderà se Atholas sia un detersivo con le orecchie a punta o un mostriciattolo.a voi la scelta.

certo...se dovessi scegliere io....

alan ha detto...

beh, bovaz, mi sembra un po' forzato come ragionamento.. abbiamo un mezzorco e un lupo ormai ben noti, e alla fine dell'ultimo capitolo viene introdotto un personaggio misterioso.. mi sembra scontato a chi possa riferirsi il commento 'elfi.. bah'!

PS: nella DT saga i 'bah' sono tipo degli archi sparafulmini.. cool!

Matteo Piovanelli ha detto...

potevo anche riferirmi direttamente a barf.
anche se ho qualche idea. se nessuno continua, dopo aver messo il prossimo capitolo di esper, ci pensa me