Capitolo 5: Il profumo del Silenzio

Author: Matteo Piovanelli / Etichette: ,

Seduto sulla polvere fuori dalla baracca dove avrebbero dormito, Dimitri stava pulendo Dalia. Rifletteva su una piccola modifica da fare al caricatore, in maniera da renderne il funzionamento più fluido.

Perso coi pensieri nel suo fucile, guardava distratto i VDV di scorta del Generale Korazoj, imponente nella sua ATC. Guardava le loro armi, rassicurando sottovoce Dalia sul fatto che i loro accessori tecnologici non le rendevano meglio di lei.

Il Generale stava parlando. Al solito era un discorso pieno di frozoli, detto col tono di uno che sa di essere immensamente superiore alle persone che ha davanti. Dimitri non gli prestava molta attenzione.

Ci fu una pausa, che il cecchino prese per una pausa ad effetto del discorso. Non era solo quello.
Mentre la figurava del Sika appariva come per magia dal nulla, il tempo per Dimitri si fermò, come quando stava per premere il grilletto. Ma questa volta con lui non c'era Dalia c'erano solo lui e il Sika, quell'espressione così perfetta del Silenzio, come lui poteva soltanto aspirare a diventare.

Una parte di lui registrò l'eccezionalità di quell'uniforme fotomimetica, ma la maggior parte del suo essere stava osservando il modo in cui l'assassino si muoveva, con una grazia terribile, senza sprecare neppure il più impercettibile movimento. La polvere sotto i suoi stivali era immobile: neppure un granello si alzava da terra intorno ai suoi passi.

La sua divisa ora era nera, e assorbiva ogni luce come petrolio sul mare. Le ampie lenti che gli coprivano gli occhi sembravano gli occhi di un qualche insetto, mostruosi eppure ipnotici.

Quando il Sika si battè il pugno sul petto, nel tipico gesto di saluto del suo corpo, quei battiti divennero il ritmo inseguito dal cuore di Dimitri, che ancora non riusciva a distogliere lo sguardo da quell'immagine così splendida di morte, mentre ogni altra cosa era solo un panorama sfocato.

Se il cecchino ancora stava respirando, smise quando l'assassino estrasse la sua pistola e con un unico fluido movimento produsse tre tonfi, attuttiti dal silenziatore, ma che risuonarono a lungo nella mente di Dimitri, fino a che l'ufficiale non fu terra con un tonfo più forte e sordo.

Un'eternità prima che la polvere si riposasse, il Sika aveva già riposto la sua arma nella fondina, e si era riportato sull'attenti davanti al generale.

Mentre gli ufficiali si disperdevano l'incanto si spezzò, e Dimitri fu di nuovo in sé, abbracciato a Dalia, seduto sulla polvere fuori dalla baracca.
Riflettendo, non riuscì a capacitarsi del movimento dell'assassino, di come aveva estratto l'arma e sparato, e con che precisione, e di come poi era ritornato sullìattenti, come riavvolgendo il nastro delle sue azioni.

Il Caporale Ciolkovskij si fermò un po' più degli altri ufficiali al centro del piazzale. Sembrava che il Generale avesse qualcosa di particolare da dirgli.
Un attimo dopo si stava dirigendo verso la baracca, con un'espressione indecifrabile dipinta in volto.
Dentro Ivan stava probabilmente per iniziare a lamentarsi per la fame, in una pantomima che proponeva ogni giorno, da quel che aveva avuto modo di vedere il cecchino.

“Dimitri” disse Sergej, “Chiama gli altri, e digli che si sbrighino.”
“Sissignore” in fretta, puntellandosi sul calcio del fucile, Dimitri si alzò in piedi, badando bene a far fare rumore a qualche articolazione, come si era allenato a fare per dare un dettaglio in più alla maschera che era il Dimitri che tutti conoscevano.
Fatto un passo nell'edificio chiamò a gran voce i suoi compagni: “Ivan. Yuri. Nikolaj. Uscite che il caporale ha bisogno di noi.”
“Ma è ora di pranzo.” Ivan.

Quando furono tutti fuori, allineati disordinatamente (Yuri si stava radendo quando era stato chiamato, ed ora stava gelando con addosso solo una maglietta) davanti a Sergej, questi li guardò serio: in cosa stavano per cacciarsi?
“Siamo stati invitati a mangiare alla mensa del generale.”
Ivan non seppe trattenere un moto di gioia, bloccato sul nascere dall'espressione del caporale e da uno sbuffo di disapprovazione di Nikolaj. Questi prese al parola, intuendo la preoccupazione del superiore. “E in che cosa questo non è un bene, signore?”
“Magari vogliono darmi un premio per averti salvato la vita, caporale” Dimitri. La sua personalità maschera che cercava di sdrammatizzare.
“Spero che tu abbia ragione Dimitri. Ora avete cinque minuti per farvi trovare pronti” occhiata allo stato di Yuri “al centro del piazzale. Andate.”

Dopo un rapido saluto i quattro rientrarono nella baracca. Dimitri era già pronto e doveva solo posare Dalia, perchè non si potevano portare armi a tavola. Questa era una cosa che il cecchino non aveva mai capito: se l'accampamento fosse stato attaccato durante i pasti, più di metà della guarnigione sarebbe stata inerme.

Al centro del piazzale, Dimitri cercò di portarsi pressappoco dove era stato il Sika, cercando, inutilmente, di scovarne una traccia, qualcosa. Ma dentro di sé sospettava che anche se gli ufficiali, quando il Generale aveva dato il rompete le righe, non si fossero dispersi calpestando e smuovendo la polvere, non avrebbe trovato nulla.

Dopo un paio di minuti arrivarono anche gli altri. Per primo il caporale, che lo salutò con un cenno del capo, ancora perso in preoccupanti pensieri. Poi tutti gli altri, che si mostravano più spensierati. Ivan fantasticava già sulle leccornie che gli avrebbero servito. Nikolaj era un po' più serio, e squadrava dubbioso Sergej. Yuri aveva finito di sbarbarsi e si era vestito. Naturalmente era riuscito a tagliarsi, ma la medicazione sotto il mento era quasi invisibile.

Giudicando i suoi uomini con un rapido sguardo, e trovandoli presentabili quanto lo si poteva essere in quelle condizioni, il caporale Ciolkovskij li condusse attraverso l'accampamento fino alla mensa ufficiali. Superato il picchetto di guardia, i cinque attraversarono tutto il refettorio, ovviamente più piccolo di quello riservato ai soldati comuni, ma meno chiassoso.
Arrivarono fino ad una porta, a custodia della quale c'erano due VDV, colossali nei loro esoscheletri. Uno piegò leggermente la testa di lato, evidentemente per ascoltare un comunicazione alla radio, e poi fece entrare il gruppo.

Altri VDV, armi in pugno, erano schierati lungo le pareti, interrotte solo da un'altra porta che dava direttamente sulle cucine. Al centro della stanza un tavolo apparecchiato per sei. Seduto al capo più lontano dalla porta c'era il Generale, che sorrise ai nuovi arrivati con uno sguardo privo di significati, o con così tanti significati nascosti da essere inintelleggibile. Alle sue spalle altri due VDV, all'apparenza meno minacciosi dei loro colleghi, ma in realtà racchiusi dentro un modello più avanzato di armatura.

“Benvenuti, cari compagni, sedetevi, accomodatevi.” Il generale parlava in privato con lo stesso tono che usava per le folle, anche se Dimitri dubitava che classificasse questa situazione come privato.
Dei VDV si staccarono dalle pareti e guidarono gli ospiti verso i loro posti, che erano evidentemente stati stabiliti in precedenza. Sergej alla destra del generale, e poi sullo stesso lato Yuri e Ivan. Davanti a questi due furono fatti accomodare Dimitri e Nikolaj. In questo modo alla sinistra di Andrej c'era spazio per un'altra persona, benchè quel posto non fosse apparecchiato.
Dimitri ebbe modo di notare che nessuno si sedette al capotavola opposto al generale.

Tutti erano silenziosi. L'unico che non dava a vedere di essere a disagio era il Generale, che anzi pareva godere dello stato degli altri.
Dimitri era combattuto: ci si aspettava che lui fosse il Dimitri che mostrava in genere, oppure il Dimitri cecchino? Il risultato del suo tumulto interiore gli donava un'espressione simile a quella dei suoi compagni.

Dopo qualche eccessivo istante di silenzio, Andrej riprese la parola.
“Sono felice che abbiate accettato il mio invito.”
Gli altri seppero nell'istante in cui pensavano un commento caustico alla parola invito che anche i loro compagni avevano avuto lo stesso pensiero.
Il Generale proseguì.
“A volte è un po' solitario qui, a pochi passi dai miei compagni di grado più basso, eppure separato da loro dal muro delle mie responsabilità.”

Pro-pa-gan-da. La parola era chiara nella mente di Dimitri, che però non era sicuro fosse quella più adatta a rappresentare il vano discorso del superiore.

Mentre l'uomo continuava a riversare parole, l'attenzione del cecchino venne attirata da qualcosa.

Una sensazione, qualcosa di imprecisato, come un odore dolce, ma non fastidioso o intenso come i profumi che Ivan si spruzzava addosso a profusione durante le libere uscite. Definirlo un odore, però, era riduttivo, perchè non era solo quello.

C'era l'odore, sì, un odore non identificabile, né individuabile, che lo attirava verso la non direzione dei suoi pensieri, e che gli ricordava gli attimi con Dalia, in qualche modo. Un odore che il cecchino seppe non poter provenire dalle pietanze che stavano per essere servite.

Ma oltre all'odore c'era anche qualcosa di non ben definibile. Qualcosa come un brivido lungo la schiena, ma non dovuto al freddo. La sensazione di essere osservati, e al contempo di avere qualcuno che ti legge da sopra la spalla. Dimitri non sapeva se avrebbe dovuto avere paura, ma non ci riusciva, non con quell'odore sottile che gli riempiva i polmoni.

Si guardò intorno per cercare di capire cosa potesse essere, per cogliere qualcosa, o anche solo l'ombra di qualcosa.

Fu fortunato, perchè l'intervento di Nikolaj, che approfittò di una pausa che il Generale si era preso per bere un bicchiere di vino con l'aria di chi ne sa, permise alla sua distrazione di passare inosservata.

“Mi scusi signore, posso parlare liberamente?”
“Ma certo compagno Bychkov.”
“Grazie signore. Non vorrei sembrare un ingrato, né desidero mancarle di rispetto. Ma sia io che i miei compagni abbiamo il sospetto che la nostra presenza alla sua tavola non sia solo dovuta al suo desiderio di compagnia. E credo di parlare a nome di tutti se affermo che potremmo goderci maggiormente il pranzo se sapessimo perchè siamo stati invitati.”

Andrej Korazoj sorrise prendendo tempo, ed alzò la mano sinistra che reggeva il tovagliolo con cui si era tamponato le labbra dopo avere bevuto.

Quell'odore dolce si fece debole, fino a minacciare di sparire, causando in Dimitri un desiderio acuto e quasi fisico, benchè non identificabile in nulla di preciso. Poi tornò quando il Generale cominciò a rispondere.

“Sergej, hai proprio degli ottimi elementi nella tua squadra.” Senza attendere un grazie proseguì, appuntando lo sguardo su Nikolaj. “Sì, Nikolaj, hai ragione. Vi ho invitati a pranzare con me perchè ho una missione per voi, e non è cosa di cui i nostri compagni debbano sapere.”

Durante la pausa che si prese per osservare i presenti e l'effetto delle sue parole, Andrej notò in Sergej lo sguardò di chi aveva avuto conferma dei propri sospetti, mentre i suoi sottoposti parevano accettare la cosa con meno preoccupazione.
Solo l'espressione del cecchino era indecifrabile: i suoi occhi sembravano vedere una lunghezza d'onda diversa da quelle del mondo, e nulla si poteva leggere in essi.

“Ho bisogno che creiate un diversivo, per un'operazione Sika. Mi serve che attacchiate un convoglio di rifornimenti dei ribelli, in un punto in cui emergerà in superficie dalle linee sotterranee che usano abitualmente. Non voglio che nessuno si metta a fare l'eroe, ma dovete tenere su di voi l'attenzione del nemico fino a che non riceverete ordine contrario. Partirete stasera, e riceverete più dettagli sull'operazione una volta che avrete lasciato l'accampamento. Qualche domanda?”

Silenzio. Dimitri si trovò involontariamente a trattenere il respiro, quando lo sguardo del Generale si spostò su di lui.

“Tu, compagno Dimitri, non sarai con i tuoi compagni. Ho bisogno che tu dia copertura all'agente Sika. Ti presento Vatslava.”

Dimitri udì accanto a sé, in corrispondenza dello spazio libero tra lui ed il Generale, un debole sibilo. Dall'aria apparve una testa, poi un corpo sinuoso, poi arti aggraziati. Il corpo di una ballerina. Il corpo di un'assassina.

L'odore si fece improvvisamente più forte.
Era l'odore dolce di una morte precisa e pulita, promessa dagli occhi che lui non poteva vedere, celati com'erano dietro quelle lenti di resina nera antiproiettile.
L'odore dell'assasinio, filtrato dai respiratori che coprivano il volto della Sika.

Un'odore inebriante e a cui lui non poteva resistere.
Un'odore che i suoi compagni, questo lo sapeva chiaramente ora, non potevano percepire.

Era l'odore del Silenzio, che riempì la sua mente, promettendogli che avrebbe assistito allo stato dell'arte del suo lavoro, in quella missione.
Istintivamente i suoi pensieri si protesero ad accarezzare Dalia, mentre la sua maschera si osservava sorridere nella maschera di Vatslava.

10 commenti:

Matteo Piovanelli ha detto...

capitolo cinque, valutato col poet.
olè!
giusto in tempo per smorzare un po i toni di yaya.

Poet ha detto...

x Bovaz:
Onoriamo lo scrittore che ha dato un volto umano a un cecchino a sangue freddo

x gli Altri (con ovvia citazione a Lost):
Prossimo capitolo, se qualcuno vuole prenotare faccia qui

Matteo Piovanelli ha detto...

grazie grazie.
...
per adesso non prenoto nulla, ma sono in pensiero creativo per questo e conrad. Un paio di idee (tra cui quelle di cui parlai col poet), ma niente di definito.
Lascio con piacere la penna ad Altri.

Poet ha detto...

Ovviamente, se qualcuno non si prenota (anche se spero il contrario) lo portero' avanti ancora di un capitolo...sotto gente!

alan ha detto...

molto molto carino.. mi trovo sempre di +. la decisione di bovaz di costruirsi il nido DENTRO Dimitri mi sconcerta un po'. ah, io NON sono in grado di tenere a mente troppi personaggi (handicap che si aggrava riguardo a nomi tipo *j). invece di tutti sti nomi, non possiamo semplicemente numerarli? So i numeri fino a 20. nudo fino a 21.

Matteo Piovanelli ha detto...

stavo pensando di lavorare in coop con un volontario per il prossmo paio di capitoli, che può essere convertito in un solo capitolo. Se nessuno si offre rompo le balle al poet.

alan ha detto...

a me non dispiacerebbe..

Jager_Master ha detto...

dopo carnevale sono disposto a lavorare su questo, lasciando conrad per un pò.
Se nel frattempo andate avanti va bene lo stesso...io devo farmi un ripasso (ho lo stesso problema a memorizzare di alan): leggerò di nuovoi primi capitoli e poi vedremo.

Matteo Piovanelli ha detto...

nota per i ripassanti: ogni tanto il Generale veniva chiamato Nikolaj (non so se il poet ha sistemato).

Poet ha detto...

ok gente...se qualcuno mi sostituisce io nel frattempo continuo quello di alan...chissà, magari uscirà una fusion tra i due