Capitolo 2: Verso la citta'

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COMPENDIO: ESPERIA NEGLI ARCHIVI DELLA CONFEDERAZIONE

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Esperia.

Dodicesimo pianeta del terzo sistema.

Classificato come mondo ghiacciato, la sua superficie e’ composta dal 10% d’acqua e dal 90% di terre emerse. La quasi totalità di queste ultime e’ completamente congelata.

Esperia ruota attorno al suo sole, Icarus II, con un periodo di rivoluzione pari a 735 giorni terrestri e di rotazione di 34 ore-Terra.

Icarus II e’ una stella gialla, di classe G, e la sua temperatura, pari a circa 5mila gradi Kelvin, e’ troppo bassa per scaldare la superficie di Esperia.

Ciò che spinse eoni fa a colonizzare il pianeta furono i grandi giacimenti di Deuterio siti sottoterra. Da allora Esperia commercia il Deuterio in tutti i pianeti della Confederazione Mercantile.

L’autorità’ governativa del Collettivo, composto dagli esponenti delle più grandi famiglie mercantili planetarie, dirige tutti gli aspetti della vita quotidiana, standardizzando il tenore di vita per tutti i cittadini. Al di sopra del Collettivo si trova il Dictator, figura sconosciuta a tutti, il quale non e’ ne’ più ne meno che il vero imperatore planetario.

Attualmente, il Collettivo si e’ scisso in due differenti fazioni: Lealisti e Separatisti, le cui differenze sono per lo più superficiali…il vero obiettivo di entrambi e’ quello di ottenere il controllo del pianeta

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PARTE SECONDA: VERSO LA CITTA'


TUNK!

Il cassone sobbalzò violentemente per la terza volta, da quando erano partiti. La cenere della sigaretta accesa di Sergej si librò nell’aria, leggera.

Il vento freddo e pungente della notte, che di lì a presto sarebbe diventata alba, convinse il caporale che era venuto il momento di attivare i termoregolatori innestati dentro l’uniforme. Con uno schiocco, i microreattori iniziarono a ronzare, portando la temperatura interna a livelli sopportabili.

Sergej si crogiolò per un attimo nel calore artificiale, ad occhi chiusi, poi abbassò la testa, aspirando avidamente un’altra boccata dalla sigaretta.

“Nervi scossi, caporale?” domandò Dimitri con tono neutro.

Sergej scosse la testa. Non aveva voglia di parlare, tantomento delle sue condizioni.

Dimitri sbuffò rumorosamente, alcuni dei soldati si voltarono a guardarlo.

In molti, nella compagnia, si erano domandati più volte come potesse un cecchino essere tanto rumoroso quanto Dimitri. Sapeva piazzare una pallottola nel cranio di un uomo a quasi un chilometro di distanza, e, bisogna ammetterlo, era in grado di strisciare alle spalle di chiunque senza farsi sentire. Altrimenti, non taceva per un secondo.

TUNK!

E quattro…

“Dannazione!” sbottò il cecchino afferrando il suo fucile, che stava cadendo.

Nel mentre, Sergej osservava in panorama di fronte a loro. I grattacieli della città, alcuni alti oltre il chilometro, si stagliavano di fronte a loro, ossute dita grigie illuminate dalla luna.

Ma in particolare, il suo sguardo si soffermava sui fuochi.

Sono in pochi, anche tra i veterani temprati come Sergej, che non rabbrividiscono di fronte a una pira di cadaveri. Il puzzo di carne bruciata infestava l’aria, si infilava nelle narici, si attaccava alle uniformi. E’ un odore che non ti abbandona per mesi.

Due soldati, in uniforme nera, camminavano da una pira all’altra, aprendo il getto dei lanciafiamme quando uno dei fuochi non prendeva bene.

Sergej sorrise amaramente: ” Anche le squadre di epurazione. Non e’ più un focolaio di guerra civile. E’ uno sterminio”

Dimitri osservava la scena senza un’emozione: ” Fanno il loro lavoro, caporale, rispondono agli ordini. Niente di strano”

Già, niente di strano per un soldato di fanteria, ma quando si diventa ufficiali, si entra a far parte anche dell’Intelligence dell’Esercito. E quando questo succede si scoprono molte, forse troppe cose.

Se le squadre di Epurazione si trovavano lì, sicuramente c’era di più.

Qualcosa che gli alti papaveri del comando non intendevano rivelare, per il momento.

Poi accadde.

Sergej si stava alzando in piedi, per osservare meglio il resto del paesaggio.

Un tombino, parecchi metri più avanti sulla strada, si stava aprendo e qualcosa sporgeva dalla fessura.

Un lanciarazzi.

“TUTTI A TERRA!” ebbe appena il tempo di urlare, poi il razzo volò dritto verso il carro in testa alla colonna, centrando in pieno la torretta.

Esplose, coinvolgendo nel botto la munizione in canna al veicolo. Un bocciolo di fuoco squarciò il carro in due.

Sul blindato, Dimitri stava rialzando la testa, un fischio penetrante gli riempiva le orecchie. Cercava con lo sguardo Sergej, ma non trovava ne’lui ne’altri della compagnia.

Pian piano il fischio si attenuava e adesso poteva sentire i colpi. E le urla.

Sergej si trovava già ai piedi del carro, con lui c’erano Nikolaj, Ivan e Yuri.

.
Nel frattempo, il tombino da cui era partito il razzo era ora completamente aperto e un gran numero di uomini, senza uniformi e vestiti di stracci, stava sciamando all’esterno.

I quattro correvano, cercando copertura, da un veicolo all’altro, sparando alla cieca come potevano per permettere a Nikolaj di avanzare.

Nikolaj. Veterano della Prima Guerra di Conquista. Imbracciava la sua pesante Vulcan a canne multiple, arrancando per il suo peso dietro gli altri.

L’ultimo ufficiale che aveva contestato per il calibro non-standard dell’arma era sparito.

Sergej aveva imparato la lezione, e non aveva detto nulla.

Gli straccioni aprirono il fuoco, investendo le lamiere del carro con una grandine di proiettili. Yuri innescò una granata e la lanciò nella loro direzione.

Poi Nikolaj si mosse.

La Vulcan iniziò a ronzare, le canne ruotavano sempre più in fretta. In un battito di ciglia decine e decine di pallottole volarono verso le linee nemiche, falciando i soldati come grano maturo. L’esplosione della granata fece a pezzi i cadaveri e uccise i pochi che ancora erano vivi.

La squadra si mosse verso il tombino, tutti camminando chinati, preparati ad altre sorprese. Raggiunti i cadaveri, o quello che ne restava, Sergej diede un calcio a uno dei corpi, facendolo ruotare.

Indossavano respiratori a ossigeno concentrato, di quelli che usano i minatori nei pozzi di estrazione del Deuterio. Sotto gli stracci, infatti, si intravedeva il simbolo del Collettivo.

Una goccia circondata da una ruota dentata.

“Traditori” sibilò Ivan a denti stretti “Mi danno il voltastomaco quelli come loro”

Uno degli operai, alle spalle del gruppo si alzò, il torace crivellato di colpi e sanguinante, ma ancora vivo. Con lentezza ma accortezza si mosse alle spalle di Sergej, afferrandolo alla gola con un coltello in mano.

Yuri alzò il fucile, ma fu costretto ad abbassarlo…troppo tardi per aprire il fuoco.

Con un rantolo, l’uomo parlò: “ Può darsi che io muoia qui, ma il vostro comrad viene con me”

Sergej cercava di ruotare il polso abbastanza da sparare un paio di colpi all’inguine del suo aggressore, quando uno sparo lacerò l’aria.

Il sibilo di una pallottola a pochi centimetri dall’orecchio può voler dire solo due cose: o che sei stato mancato, oppure…

“Me ne devi una, caporale!” urlò Dimitri dal blindato “E questa ti costerà davvero cara”

3 commenti:

Poet ha detto...

Ecco la seconda parte...non mi iace come e' venuta me nn avevo idee...spero sia possibile andare avanti per bovaz da ora

Matteo Piovanelli ha detto...

a me sinceramente piace.
ora datemi un pochetto e proseguo. se non vi dispiace contavo di andare più indietro che avanti...

Jager_Master ha detto...

un capitolo dichiaratamente anti militarista. bene. aspetto bovaz, allora...